di Il Capo
Nella nuova stagione della possibile approvazione di diritti civili fondamentali per il nostro paese, il dibattito si sposta su questioni alte, anzi altissime come la foto di un circolo LGBT bolognese un po’ iconoclasta che giocherella con croci glitterate ed ammiccamenti sessuali che Madonna li faceva anche meglio diciamo, i deliri di due stilisti sgrammaticati che hanno fatto fortuna, ma la fortuna finisce, come la vita, entrambe c’han quel vizio lì, e quelli di un autore di canzoni che se ne potrebbe fare anche a meno che ha trovato nuova popolarità grazie al suo essere nulla e forse anche meno.
Non commentiamo né la cosa bolognese, di cui non ci frega nulla, ci chiediamo solo se siamo sicuri che quel tipo di espressione (figurarsi se avvalleremmo la censura alla libertà d’espressione), ammesso che di espressione si tratti possa giovare e se sì a chi. Senza considerare che l’essere beneficiari di contributi pubblici dovrebbe suggerire saggezza. Nemmeno ci soffermeremo sui due stilisti che si sentono filosofi. Figurarsi sull’autore disperato che non sa tacere.
Ci chiediamo solo: ma se tutta l’inutile energia sprecata da chi si sente offeso da dichiarazioni e manifestazione discutibili o no, energia che trova il suo sfogo ideale nei post sui social piuttosto che nell’indignazione con gli amici, trovasse il suo sfogo naturale nell’impegno civile – quello serio – non sarebbe un beneficio per tutti?
Insomma visto il livello di manifestazioni iconoclaste o presunte tali, delle dichiarazioni di stilisti filosofi ed autori e visto il tenore delle reazioni non stupisce affatto che lo stato dei Diritti in Italia sia quello che è.
(19 marzo 2015)
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