di Paolo M. Minciotti
Una mozione di Sel è passata in consiglio comunale a Reggio Emilia ed impegna il Comune a riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero; la mozione è stata presentata dalla consigliera Luisa Lucenti.
Flavio Romani, presidente di Arcigay, ha naturalmente commentato positivamente l’iniziativa della consigliera di Sel dichiarando (ci informa Queerblog.it) che si tratta di un “bellissimo segnale che sul piano simbolico viene valorizzato dalle tenaci dichiarazioni del primo cittadino. Su questo tipo di provvedimento si è sviluppato un positivo effetto a catena, innescato dalla sentenza del tribunale di Grosseto e tenuto vivo da bravi amministratori, di diversa estrazione politica, che hanno voluto far propria questa battaglia”.
Dato che di segnali sul piano del riconoscimento delle Unioni Civili o di altre legali forme di unioni per le coppie dello stesso sesso in Italia non c’è traccia, vorremmo essere spiegati dal bravo Romani e dalla sua Arcigay sul perché ed il percome del suo apprezzamento dell’ennesima iniziativa simbolica che non serve a nessuno: nemmeno a coloro che pensano di poterne usufruire in quanto sposati all’estero, e sul perché si plaude ad iniziative simboliche che servono solo ai partitini che vogliono mettere il cappello sulle questioni legate ai diritti della persone omosessuali.
Sarebbe assai più pregevole commentare il fracassone fallimento delle associazioni che fanno capo ad Arcigay ed alla sua dirigenza nazionale sul piano del riconoscimento di questi diritti, fallimento che ha relegato la stessa Arcigay su posizioni marginali, non condivise e che rimarca ulteriormente l’incapacità di questo Parlamentino dell’Ombelico di parlare a alla gente comune e a chi omosessuale non è.
(11 settembre 2014)
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