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L’anima intollerante di Alfano sempre in cerca di voti

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Angelino Alfano 02di Giovanna Di Rosa

La caduta libera nei sondaggi del suo partito, il Nuovo Centro Destra (un sondaggio per Agorà lo dava al 2% mentre la Lega svetta dall’alto del suo 7,4% come il vero partito di destra estrema d’Italia), deve avere convinto Angelino Alfano ad indurire i toni in modo innecessario – il suo resta comunque un partito di governo, o meglio un partitino di governicchio, dato che chi i voti ce li ha fa gli accordi con il maggior partito dell’opposizione che non è il Ncd – e si scaglia con ferocia contro gli immigrati con una frase che si commenta da sé: “Abbiamo massimo rispetto per i diritti di tutti, ma vengono prima i diritti degli italiani”.

Angelino Alfano è il Ministro dell’Interno e dovrebbe tutelare l’ordine pubblico. Frasi come la sua porterebbero alle dimissioni chiunque, in un paese politicamente civile.  Ma non contento Alfano, che deve aver preso qualche applauso che lo ha fatto sentire vicino agli dei, continua picchiando duro al termine del comitato nazionale per l’ordine pubblico e la sicurezza convocato nella prefettura di Caserta: “Non accetteremo che un immigrato prenda il posto di lavoro di un italiano”.

Vogliamo proprio fare polemica gratis e allora ricordiamo che gli immigrati fanno lavori che gli Italiani non si sognano nemmeno di prendere in considerazione e che le file fuori dagli studi televisivi di questa o quell’altra catena per accedere a programmi che promettono successo facile e notorietà immediata, sono formate al 95% da Italiani, che evidentemente, dovendo essere lì per cercare di accedervi, per mettersi in piedi un’attività non hanno tempo.

Ci sono poi gli altri italiani che non hanno lavoro, e che non fanno la fila per Il Grande Fratello o qualsiasi altro insopportabile reality, e sono la maggioranza, quegli Italiani che impazziscono nella burocrazia da film dell’orrore che impantana qualsiasi loro iniziativa, quelli che vorrebbero aprire un’attività, ma non possono o non riescono o si danno per vinti davanti all’insopportabile numero di cavilli, documenti, documentini, bolli, balzelli, uffici, impiegati di insopportabile maleducazione e di somme ignoranza ed arroganza (ci credereste se vi dicessi che quando ho aperto la mia partita Iva l’impiegata allo sportello ignorava la procedura per la sua apertura? e ci rideva sopra, la poverina, tra l’imbarazzato e l’inconsapevole…),  alle prese con uno stato che chiede di pagare prima che il lavoro cominci a dare frutti, e che tutto quello che ottengono sono i proclami da pugno di ferro (ma quale pugno di ferro!) di un Ministro dell’Interno (che è stata parte attiva di un partito di governo che non ha fatto nulla per migliorare la burocrazia italiana e per rendere più facile l’accesso al lavoro degli Italiani) il cui partitino in caduta libera ha oggi bisogno di di consenso e di voti.

Le parole di Alfano sono ancora più gravi perché vengono pronunciate in una terra dilaniata dai conflitti sociali, dove Italiani ed immigrati vivono la medesima disperazione ed impotenza, e perché potrebbe alimentare per motivi che non sono socialmente comprensibili, tensioni, scontri e razzismo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(2 agosto 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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