di Giovanna Di Rosa
Mondiali di calcio alle porte, mondiali vergognosi: dopo le disgustose Olimpiadi di Sochi all’insegna della discriminazione e della repressione celebrando il trionfo della nuova Unione Sovietica di Putin, ora i Mondiali del Brasile 2014, all’insegna dell’ingiustizia sociale, delle promesse incompiute della Presidenta, della Polizia che uccide nelle favelas, dei brasiliani che non ne possono più.
Secondo i media del paese non più del 50% dei brasiliani è non diciamo favorevole, ma nemmeno contento che si celebrino i Mondiali di Calcio in patria (che dato il glorioso passato calcistico del Brasile la dice lunga sulla gestione dell’evento), gli impianti non sono completi, il famoso “ceto medio” di cui la Presidenta parla nella sua propaganda quotidiana è in realtà una classe sociale già distrutta sul nascere: circa 600 euro di reddito medio, di cui 200 per le scuole private per i figli, 150 per l’assicurazione (gli ospedali brasiliani sono in incubo, bisogna portarsi da casa il cibo, le medicine e le analisi, data la quasi totale mancanza di strutture, per non parlare dell’igiene), il resto del salario del “ceto medio” serve per i trasporti, che sono carissimi, ma bisogna anche mangiare.
I Mondiali di Calcio 2014 vivono della propaganda interna del Governo e della Presidenta, del sostegno della FIFA e dei soldi degli sponsor che i brasiliani non vedranno, così che le proteste – anche violentissime – sono state soffocate e le promesse disattese.
A tre giorni dalla cerimonia d’apertura la Roussef ha annunciato che saranno 160mila tra poliziotti e soldati (che in Brasile sono famosi per la loro ferocia) gli incaricati di fare in modo che l’evento Mondiali 2014 si svolga pacificamente o con meno problemi possibile.
La Presidenta vuole farsi rieleggere, ed ha altre promesse da disattendere.
Nel frattempo godiamoci il calcio, mentre il 50% dei Brasiliani non ha di che vivere e del traffico dei bambini nelle favelas, degli squadroni della morte che ammazzano bambini per il traffico d’organi, non si parla più.
(8 giugno 2014)
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