di Max Calvo
La Spagna scende in piazza, tanto per cambiare. Dal 2010 gli spagnoli sono in piazza ogni due per tre (cada dos por tres); l’ennesima indignazione muove dall’abdicazione di Re Juan Carlos (una specie di eroe nazionale per la generazione del dopo-Franco) a favore del figlio Felipe e dopo gli scandali che hanno coinvolto il marito dell’Infanta e lambito le regali vesti della famiglia reale.
Alle ultime europee PP e PSOE non hanno racolto insieme la maggioranza assoluta, fermandosi attorno al 50% e nuove forze politiche si affacciano all’orizzonte, ma ciò che va sottolineato è che gli spagnoli – a parte la scarsa propensione al lavoro ed allo sforzo – manifestano da mesi e mesi e mesi pagando a volte anche prezzi personali pesanti (la polizia ci va giù pesante ed il governo fascista di Mariano Rajoy ha irrigidito le leggi pre punire i manifestanti).
Attraverso i social networks i movimentisti giustamente indignati si sono dati appuntamento nelle varie città del paese, in centro a Madrid e Barcellona (qui anche per proclamare l’indipendenza della Catalogna) e nelle altre grandi città. Juan Carlos abdica, ma la stragrande maggioranza degli spagnoli dice di non volere più la monarchia, ma una nuova repubblica parlamentare.
Questo a parole.
(3 giugno 2014)
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