di Il Capo
La sua “timidezza” sulla questione delle coppie di fatto anche omosessuali e dei diritti individuali Matteo Renzi l’ha confessata in tempi non sospetti, non gli si può certo dire di non averlo fatto, mitigando poi il tutto con la storia delle Unioni alla tedesca, che non è una posizione sessuale, come molti potrebbero credere, ma un intento di stabilire in Italia una legge sulla falsariga di quella approvata in Germania.
Vero è che proununciare la parola Germania di questi tempi in Italia, con tutti i dementi che si ispirano ad Hitler o che sono oltre Hitler rappresenta un rischio da meno un milione di voti ad ogni àrticolazione verbale; vero è che la maggioranza che regge il governo Renzi non rappresenta proprio una garanzia dal punto di vista della possibile approvazione delle Unioni Civili per le persone omosessuali considerando come la pensano l’inutile Alfano ed il medievale Giovanardi; vero che qualsiasi accordo con il M5S è impensabile sia su questo tema che su altri considerando il tema dello sfascio a tutti i costi portato avanti dal vate e il suo interesse ad occupare spazi mediatici invecce che politici.
Di fatto però Matteo Renzi si è proposto come l’Uomo del cambiamento a tutti i costi, lo sta facendo con grande fatica bersagliato da numeri legali che mancano, invettive di vario genere, accordi col Nano che un giorno si rispettano, ma l’altro forse no, gli attacchi verbali della ditta Grillo&Casaleggio (chi li vota, poi si ricordi), e tutto ciò che conosciamo, ma sul tema dei diritti delle persone omosessuali – ce lo lasci dire – si pretenderebbe un po’ di coraggio.
Non basta un timido tweet in occasione della giornata del 17 maggio, Sig. Primo Ministro, per rendere credibile una politica sui diritti che dal Suo insediamento è scomparsa dall’agenda, grazie anche al fatto che Lei, Sig. Primo Ministro si è tenute le deleghe alle Pari Opoortunità, cosa che molti avevano scambiato per un’assunzione di responsabilità.
Ora qualcosa andrebbe davvero fatto, anche perché Lei sarà, nei prossimi sei mesi, presidente di turno dell’UE, quell’UE che ha messo i diritti in primo piano, mentre l’Italia no. Si comprende la timidezza, si comprendono le difficoltà politiche e i numeri risicati, si capiscono i calcoli politici ed elettorali, ma che Lei possa permettersi di venire meno ad una promessa quello no: non si capisce più.
Dimostri alle lesbiche ed ai gay italiani che Lei è differente, Sig. Primo Ministro.
Lo diciamo per Lei e per l’Italia.
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