di Il Capo
Dopo avere ricevuto alcune segnalazioni informali, sotto forma quasi di pettegolezzo, da conoscenti che frequentano o hanno frequentato, o conoscono qualcuno che frequenta il luogo, un paio di sabati fa ho deciso di recarmi in un cinema a luci rosse di Roma, non lontano dalla Stazione Termini, per verificare sul posto, proprio come un inviato serio, se quello che mi era stato raccontato corrispondeva a verità.
Sabato pomeriggio, pieno di gente, molte marchette. Prostituti, per i non scafati. Quasi tutti dell’est europeo. Il cinema in questione, esso si divide in parti due: platea e galleria.
In platea, beatamente seduti, pubblico di età medio alta, post pensione, presumibilmente sposato con prole, abituato a vivere una parte della sua sessualità, in luoghi come quello dove poter essere libero e nascosto nello stesso tempo. Tra loro giovani di belle speranze che si masturbano allegramente, si siedono vicino a te offrendoti tutto l’offribile invitandoti a darci dentro.
In galleria, più buia per definizione, altro pubblico: leggermente più incline alla ricerca di un po’ di intimità in più, non so se mi spiego, e di carezze più… ardite. Diciamo così.
Poi la variabile impazzita che nessuno si aspetta: una donna dal forte accento dell’est (rumena, mi dirà uno dei giovani che vendono le proprio grazie in loco, ma l’informazione non la do per sicura, dato che parlo tutte le lingue latine tranne quella), che con una torcia bianca illumina gli uomini che cercano di appartarsi, o che approfittano di una scena più scura per la fugacità di un tocco.
So che è un luogo pubblico e che gli atti osceni in luogo pubblico sono reato, è inutile ricordarmelo, sennò scriverei di altre cose. Perché è proprio su quest’aspetto che voglio soffermarmi, perché è dai racconti che su quest’aspetto si soffermavano che la mia curiosità è stata solleticata.
La giovane – nemmeno troppo – rumena che illumina con la torcia bianca le pudenda altrui non si limita a questo. Offende. Offese pesanti che vanno da “Brutto Frocio”, a “Torna a casa tua”, “Con un cazzo così dovresti vergnarti a farlo vedere” e via di questo passo. Ha dimestichezza con l’arroganza la signorina, del resto se non fosse stata un mastino non l’avrebbero messa dove sta.
Ciò che non fa, la signorina-mastino, è soffermarsi sulle performance dei suoi connazionali, o conterranei, o compagni di s-ventura io che ne so, i quali invece bellamente continuano ad offrire l’offribile, a subire fellatio en plein air, divaricati su poltroncine che hanno visto tempi migliori, ad esibire le loro erezioni, le loro masturbazioni, senza che la signorina-mastino a guardia della moralità del luogo [sic], si diriga loro con la stessa violenza verbale con cui si è diretta agli altri astanti per invitarli a smettere.
I giovani presenti, tutti, offrono le loro grazie a pagamento – 20 euro mediamente, poi basta trattare e si scende a 10 euro, con un’attitudine che fa pensare che se ti chiudi con loro in un cesso rischi di essere derubato, e mai dico mai – sono rimasto lì quattro ore – la controllora della oralità pubblica del cinema a luci rosse ha interrotto il loro lavoro. Non ha detto una parola a nessuno di loro. Parlo di coloro che vendono le proprie (dis)grazie. Per la cronaca, e anche per la legge, si chiama favoreggiamento della prostituzione.
In mezzo a tutto questo, un geniale siparietto partorito da un ragazzo dell’est sulla trentina con berretto in testa che, spacciandosi per un poliziotto – sanno che è reato, vero? -, ha minacciato di arrestare alcuni anziani signori che stavano parlando fitto tra loro. Forse si stavano anche toccando un po’.
La signorina-mastino ha riso della singolare performance, mentre al suo fianco un giovane di una ventina d’anni si faceva toccare i santissimi da un distinto signore.
Termina qui la cronaca semi-seria della questione. E inizia quella seria.
Anche in un luogo del genere (lo dico con tutto il rispetto possibile di chi ha la fortuna di non dover pagare per procurarsi il piacere sessuale, poi chissà, domani cambierà anche per me, dato che tutto cambia) viene esercitata la discriminazione contro il cliente vecchio e pagante, percepito come omosessuale e in quanto tale disprezzabile, ingiuriato non solo dal giovane prostituto che stabilisce il prezzo e quasi sempre etero, ma anche da un’insulsa ed indecente guardiana del perbenismo falso e ipocrita, che insulta i froci anziani e nello stesso tempo lascia che giovani etero esercitino la prostituzione in un cinema senza che lei, o chi per lei, decida di porre fine alla disgustosa sceneggiata della purezza e del “non siamo a casa tua brutto frocio”.
Un ennesimo caso di situazione in cui le Forze dell’Ordine, se sono al corrente della faccenda, dovrebbero intervenire.
©gaiaitalia.com 2014 diritti riservati riproduzione vietata
[useful_banner_manager banners=17 count=1]
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)