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L’immobilità di Matteo Renzi sui diritti LGBT (ma Scalfarotto glieli ricorda tutti i giorni)

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Matteo Renzi 24di Daniele Santi

Dunque dopo aver dichiarato la sua timidezza sulla questione delle unioni omosessuali, garantendo però che ci sarebbe stata l’approvazione delle Unioni Civili alla tedesca, cioè uguaglianza, ma non esageriamo, dl governo Renzi ciò che esce rispetto ai diritti LGTB è un tombale silenzio.

Un silenzio rotto dagli integralismi alla Toccafondi (nel cognome un destino) che si scaglia contro i libretti UNAR, dalle intemperanze ideologiche della ministra Giannini che ne ordina il ritiro – se siamo in una Teocrazia ditelo che si può sempre cambiar paese – e dall’integralismo del vicepresidente del Consiglio, il potentissimo (troppo potente) ex Sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio che della questione dei diritti omosessuali nemmeno vuole sentire parlare.

Tutti i siti gay, quelli seri con la parola gay nel dominio, continuano a recitare che manca la delega alle Pari Opportunità, che non c’è un Ministero, ma le cose non sono esattamente così: la delega alle Pari Opportunità c’è: se l’è tenuta il Premier.

E le associazioni LGBT sono furiose, anche seu questo fronte niente di nuovo, sono furiose da un quarto di secolo, furiose e basta, e parlano di “Un atto di censura che, inquadrato nell’evolversi del dibattito sul tema, pare raccogliere il perentorio ordine del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, e realizzare pedissequamente gli auspici della metodica campagna mistificatrice portata avanti per settimane dal giornale dei vescovi. Una corrispondenza grave e assolutamente inaccettabile, ma soprattutto un fatto tutt’altro che isolato”.

Un nuovo esempio di diritti umani sacrificati sull’altare delle larghe intese.

Meno male che c’è Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle Riforme, che i diritti LGBT al Primo Ministro glieli ricorda tutti i giorni. Lo ha detto da Daria Bignardi, nel programma tv dove tutti son simpatici.

 

 

 

 

 

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