di Giancarlo Grassi
Dopo un massacro ingiustificato e provocato da lui stesso e dalle sue leggi liberticide votate per compiacere Putin, il premier neodittatore Yanukovich pressato dalle sanzioni decise dall’Unione Europa (blocco dei visti e congelamento degli asset) avrebbe detto sì a nuove elezioni (che speriamo regolari) entro la fine del 2014, secondo fonti della delegazione polacca.
Sono almeno centocinquanta secondo cifre ufficiali, quindi probabilmente molti di più, i morti ammazzati negli scontri in corso in una Kiev a ferro e fuoco.
Secondo quanto informa il quotidiano Europa il clima ormai è da rivoluzione, i ribelli sembrano puntare a rovesciare il governo con la forza. Diverse centinaia di persone armate hanno costretto la polizia ad arretrare di 200 metri e hanno preso il controllo di piazza Indipendenza, teatro di manifestazioni e scontri dall’1 dicembre scorso. Almeno 50 agenti sono stati catturati dai manifestanti.
Fonti francesi indicano che la situazione a Kiev è pericolosamente vicina al “punto di non ritorno” ed invocano una soluzone political conflitto.
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