Un non meglio identificato ambasciatore camerunese all’ONU ha dichiarato che “non ci sono prove che l’attivista Eric Ohena Lembembe sia stato ucciso a causa del suo orientamento sessuale” aggiungendo che si è trattato forse di un “criminale comune“.
L’uomo ha implicitamente confermato con le sue dichiarazioni fumose ciò che gli avvocati per i diritti umani del Camerun, Alice N’Kom in testa, vanno denunciando da tempo: la Polizia non sta indagando sul caso dell’omicidio del giovane 34enne, massacrato nella sua casa e il cui viso è stato sfigurato con un ferro rovente.
Il sedicente ambasciatore camerunese all’ONU non ha poi fornito nessuna spiegazione su altri fatti di sangue a danni di gay e lesbiche nel Paese: l’omicidio di un35enne ad opera di una spedizione punitiva formata da privati cittadini, gli attacchi a presunti omosessuali e a presunti luoghi di incontro riservati a gay e lesbiche da parte di bande di giovani, il rifiuto del suo governo di approvare le raccomandazioni dell’ONU per la fine della “caccia al gay”, le torture ai gay arrestati (leggete l’articolo sull’ultimo numero di Yomagayzine Italia, on-line da mercoledì 25 settembre) e la menzogna istituzionalizzata che vuole che l’omofobia e gli attacchi antigay nel paese non esistano e che siano solo frutto di propaganda occidentale anti-Camerun.
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