Beppe Grillo fa l’elenco delle cose che non vanno in Italia: parla di sfacelo, della classe politica che è il problema, delle larghe intese volute da Napolitano (e favorite dai rifiuti del M5S che ora dà la colpa a Bersani); parla della nazione che è una pentola a pressione, del -3% della produzione industriale, della Caporetto italiana; del parlamento che approva a comando, del debito che divora lo stato sociale, di togliere l’IRAP che tassa le assunzioni.
Parla di economia di guerra e chiede a Napolitano di fare qualcosa, di imporre il cambiamento della legge elettorale, lancia strali sui politici incapaci; denuncia che le camere bloccano le proposte M5S con la complicità dei giornalisti.
“Abbiamo inserito delle persone oneste dove non ce n’erano”, quindi grida ai giornalisti che “la colpa è loro”, della disinformazione, li chiama “i primi precari che pagheranno per la situazione”.
Grillo poi risponde alle domande dei giornalisti secondo il suo stile, che può essere condiviso o no, ma non si può dire che stia dicendo stupidaggini.
Ora il M5S cambi metodo e passi dalle grida alle azioni. Ci riferiamo a quelle dei loro leader.
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