Il giornalista Simone Alliva scrive sul sito Gaynet.it un bell’articolo seguio dalla lettera di una ragazza compagna di scuola del 16enne che ha tentato il suicidio un paio di giorni fa gettandosi dalla finestra, difendendo la sua scuola e affermando che l’istituto da lei frequentato non è omofobo.
Avrete notato che Gaiaitalia.com non ha pubblicato una riga sull’argomento fin ad ora, e lo fa soltanto in occasione della pubblicazione della lettera che Gaynet.ti gentilmente ci permette di condividere, e in occasione di un editoriale di Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia che individua con lucidità alcuni punti deboli rispetto alle azioni di prevenzione del bullismo e de disagio sociale dei giovani gay e lesbiche che frequentano gli istituti scolastici Italiani.
Da queste pagine nulla saprete sulle condizioni del ragazzo, né scriveremo altri articoli che lo riguardino, perché siamo convinti che davanti alla vita e alla morte, quando queste si presentino con tanta tragicità per un disagio interiore, ci voglia rispetto e, soprattutto, più silenzio possibile.
Di seguito la lettera della giovane S.E.
“Scrivo per chiarire tutte le menzogne che sono state diffuse in questi due giorni dai media. Sono una ragazza dello stesso liceo di M. e volevo dire delle cose semplici nel rispetto di tutti: la nostra scuola non è per niente omofoba anzi, il nostro ex rappresentante di classe è proprio un ragazzo gay. La scuola è piena di ragazzi gay e bisessuali, dichiarati e non, e finora non ci sono stati atti di omofobia anche perché sarei scesa in campo io stessa per difendere i nostri diritti (sono eterosessuale, ma sono amica della comunità LGBT). Lui, il ragazzo che ha tentato il suicidio, è molto riservato e timido e dentro la scuola solo 5-6 persone sapevano della sua omosessualità e le persone che lo sapevano non l’hanno mai giudicato ma anzi hanno cercato di aiutarlo per quanto possibile. Spesso usufruiva del servizio che abbiamo a scuola della psicologa, ha parlato anche con vari professori ma nessuno immaginava che avrebbe fatto quel gesto. Mancavano 10 minuti a fine ricreazione metà della scuola era in cortile a chiacchierare sui motorini e macchinette io personalmente ero a due metri dalla macchinetta in questione girata di spalle. Nessuno lo ha mai insultato. Nessuno sapeva nemmeno che esistesse in realtà lo conoscevano solo i ragazzi della sua classe. Conosco tutti i ragazzi gay dentro scuola perché frequentiamo gli stessi posti e di lui non sapevamo niente. Oggi siamo andati a trovarlo in ospedale e ci ha confessato che il gesto che ha compiuto è dovuto al fatto che aveva paura di essere preso in giro dopo essersi dichiarato. Essere vittima di bullismo o via dicendo. Pochi sapevano della sua condizione familiare, lo sapevano solo quelle 5-6 persone. Il padre fin dall’età di 6 anni lo costringeva ad avere rapporti sessuali con le sue amanti contro la sua volontà. E tutto questo davanti al padre che da due anni a questa parte è all’estero. La madre è gravemente malata ha un tumore. Tutto questo lo ha anche scritto nel suo addio in uno stato di face book dove si scusava con la madre per il gesto che ha compiuto. Ho visto la madre ed è seriamente malata. Probabilmente aveva paura perché lui stesso non si è ancora accettato. La nostra scuola è piccola, siamo solo 500 persone, bene o male ci conosciamo tutti. Ci sono persone più aperte mentalmente ed altre di meno. Molto probabilmente, o almeno secondo me, lui ancora non si è accettato per ciò che è e quindi si è autoconvinto di non essere accettato anche a scuola. Non siamo una scuola perfetta, purtroppo anche noi abbiamo i nostri che ancora cantano faccetta nera fuori scuola ma di bullismo o atti di omofobia non ne abbiamo mai avuti questo gesto però ha comunque scioccato anche questi ragazzi. In generale comunque sono molti di più i ragazzi gay non dichiarati che quelli dichiarati ma anche per un fatto di privacy con i professori non tutti sono aperti mentalmente. L’omosessualità comunque è un argomento che non viene affrontato spesso. Offrono comunque servizi per aiutare i ragazzi in difficoltà tipo la psicologa e gli sportelli in cui si parla direttamente con i professori più aperti mentalmente e disposti ad aiutarti per qualsiasi cosa. L’unica cosa che spero è che questo gesto così estremo, che ha davvero colpito tutti dentro scuola, faccia comprendere il messaggio di accettazione e venga capito da tutti. Questo e basta.
S.E. ”
Una lettera scritta con il cuore che molti di noi che pretendono, pretendiamo, essere professionisti dell’informazione troppo spesso dimentichiamo di avere.
©gaynet.it 2013 per gentile concessione
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