Mariela Castro è attesa negli Stati Uniti per la consegna di un premio da parte di un’associazione lgtb della città di Philadelphia, ma gli Stati Uniti le negheranno il visto d’entrata. C’è una certa polemica, ma in questo caso siamo d’accordo con la scelta del governo USA, e non certo per ragioni politiche, ma sociali. L’impegno di Mariela Castro sul tema dei Diritti delle persone LGTB è una farsa.
La figlia e nipote di dittatori di fatto appoggia poche associazioni che segue direttamente, che sono formate da persone di sua fiducia, che sono “associazioni amiche”, reprimendo senza nessuna vergogna le associazioni dissidenti che vogliono una vera libertà senza condizioni e che rifiutano di credere alle aperture del regime sui diritti degli omosessuali che pretendono di farle fesse con un finto matrimonio gay (che era un matrimonio, già permesso dalla legge, tra una donna transessuale, donna a tutti gli effetti, e un uomo).
L’ingenuità di certe associazioni LGTB che ad ogni respiro che venga dall’Isola pretendono di dare un premio ci lascia davvero sconcertati. Dopo il no delle autorità alla Castro, che doveva peraltro tenere un altro discorso alle Nazioni Unite, è partita la solita propaganda cubana contro gli Stati Uniti che limitano la libertà di espressione. Fa ridere che proprio i dirigenti cubani parlino di libertà.
Gli omosessuali cubani sono arrestati perché rappresentano un “pericolo per il futuro dello sviluppo di Cuba”, sono arrestati perché visti in compagnia di stranieri, perché si prostituiscono sul Malecón, per “vagabondaggio”, ma MAI per omosessualità.
In questa situazione è assai facile scambiare la figlia e nipote di dittatori per una paladina dei Diritti Umani.
Se volete saperne di più sulla situazione delle persone lgtb a Cuba e leggete lo spagnolo con una certa facilità vi invitiamo a leggere questo splendido articolo del giornalista e regista Manuel Zayas pubblicato dalla nostra pagina gemella di lingua spagnola Gaiaespana.com.
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