”Armenia, impronte di civiltà”, aperta al pubblico dal 16 Dicembre, è un’agile ed ariosa panoramica che si potrà ammirare sino al 10 Aprile 2012 a Venezia.
La lunga storia si inizia con una considerazione orografica dell’altopiano armeno, ed uno sguardo mitico sul Monte Ararat, e subito dopo si toccherà la corda mistica, uno dei temi principali del percorso scelto, insieme con quello, inscindibile, culturale, legato ai primi secoli dell’era cristiana, parliano della creazione di un alfabeto per poter tradurra la Bibbia.
Il ventaglio delle proposte si apre, e si seguono le tematiche esposte, dall’arte sacra applicata, la scultura, i manoscritti miniati, anche esposti in mezzo alle statue classiche, con notevole contrasto, e financo una tenda liturgica in mezzo a marmi di soldati colpiti a morte… Curioso effetto, ma non riuscitissimo. Molto meglio la grande suggestione della sala della Libreria Marciana, con interessantissimi documenti provenienti dall’Archivio di Stato di Venezia, a testimonianza dell’importanza della comunità Armena per la Serenissima, dopo aver toccato tutte le importanti città in cui questo popolo ha lasciato la sua impronta: dall’Impero Ottomano a quello Russo, dalla Crimea all’Europa Orientale,da Gerusalemme (dove il quartiere armeno è grandissimo) ad Amsterdam, fino all’Impero Persiano.
Ampio, ovviamente, il discorso veneziano, per la presenza secolare, e l’importanza del monastero Mechitarista di S.Lazzaro, dalla cui biblioteca provengono numerosissimi testi, come da Yerevan, da Parigi, da Roma.
L’esposizione si snoda fra il Museo Correr, il Museo Archeologico Nazionale e le Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana. Il ponderoso catalogo è stato pubblicato da Skira.
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