di Giancarlo Grassi #Roma twitter@GaiaitaliaRoma #Lopinione
Usciti dall’Ospedale Spallanzani dopo le due settimane canoniche di quarantena da tempi di Coronavirus2019, ecco i venti cittadini cinesi uscire sorridenti, come sorridenti sono i medici che li hanno assistiti, e sorridenti i camemaren e camerawomen, armati di giornalisti per la bella notizia, che si trafsorma subito in u incubo.
I venti cinesi che non sono colpiti dal Coronavirus scoprono subito che ci sono altri virus in giro anche più pericolosi, fanno parte della famiglia degli Italiavirus e sono una pericolosissima mistura di protervia, ignoranza,razzismo, odio, paura e neofascismo e dal quale si rischia di non guarire più.
I venti cinesi scoprono così che l’epidemia dilaga e colpisce, con particolare ed inaspettata intelligenza, gli autisti dell’autobus che dovrebbe traspotarli, che non li prendono a bordo, i tassisti grazie ai quali – pagando! – dovrebbero spostarsi, che non li prendono a bordo: Si devono arrangiare.
La loro colpa? Essere cinesi con tratti somatici cinesi ed essere in Italia ai tempi del Coronavirus del quale le seimila persone (poco meno o poco più) guarite possono dire essere assai meno pericoloso di quell’Italiavirus di cui sopra dal quale pare non si guarisca più.
E i morti, direte voi? Pare che nessuno sia sopravvissuto alla vita. E pare che in vita, si riesca con sempre più fatica a sopravvivere all’idozia di cui questa Italia è pregna.
Lo testimonia una delle infermiere dello Spallanzani, raccontando che i venti cinesi dovevano uscire la sera prima, ma “alcuni di loro volevano fare un giro a Roma” però, guarda un po’, “i taxi quando capivano che si trattava di loro rifiutavano la chiamata. Anche gli hotel stranamente erano tutti pieni. Sono stati costretti a rimanere qui”.
A trasportarli ci ha pensato l’Ambasciata cinese d’accordo con l’Ospedale.
(14 febbraio 2020)
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