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“Giustappunto!” di Vittorio Lussana: Il sovranismo demagogico di Giorgia Meloni

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di Vittorio Lussana #Giusappunto twitter@gaiaitaliacom #sovranisti

 

La polemica di questi ultimi giorni relativa all’incarico di consulenza di Sandro Gozi col Governo francese, sta toccando livelli ridicoli di analfabetismo giuridico. Prima ancora che l’ex sottosegretario di Stato del Governo Renzi abbia cominciato a esercitare il proprio ruolo di consigliere in favore dell’esecutivo Philippe II, già vengono sollevate accuse di alto tradimento, seguite da assurde minacce di ritorsione, come per esempio la perdita del diritto di cittadinanza italiana. Un diritto può infatti essere tolto a un singolo individuo solo se è stato concesso. Nel caso di Gozi, invece, esso si è instaurato automaticamente, dato che è nato nella zona di Forlì-Cesena. In secondo luogo, la perdita della cittadinanza può essere valutata per casi veramente gravi di alto tradimento in favore di una potenza straniera con la quale si è in aperto conflitto bellico: dato che la Francia è nostro partner in Europa e, addirittura, nostra alleata nella Nato, di certo quella di Gozi non può certo essere considerata ‘intelligenza col nemico’. Con tutti i mafiosi e la bella gente che il popolo italiano annovera tra le proprie fila, si va a contestare un cittadino che, oltretutto, andrà a occuparsi di diritto europeo? Siamo di fronte a un vero e proprio processo alle intenzioni il quale, oltre a risultare giuridicamente sgrammaticato, non è nemmeno tanto furbo: se si fosse atteso Gozi al ‘varco’ su un caso particolare, in cui poteva sorgere qualche ambiguità a danno dell’Italia, allora si poteva anche provare ad abbozzare un’ipotesi di tradimento nei confronti dell’interesse nazionale. Ponendo invece la questione in questo modo, si è finito con l’accusare una persona prima ancora che questa abbia commesso alcunché. A dimostrazione di una concezione della sovranità totalmente distorta, utilizzata come schermatura ideologica tesa a non ritrattare praticamente nulla di quell’assolutismo trascendente che si vuole, in realtà, ‘mascherare’ dietro un astratto ‘paravento’. Anche noi non amiamo affatto un mondo che sembra regolarsi unicamente in base a criteri strettamente economici: una società dovrebbe basarsi sulla norma giuridica e sulla legalità, non certo sul denaro. Anche perché, in una società del genere, basta avere i soldi e si può comprare ogni cosa, anche ciò che si dovrebbe meritare sotto un profilo puramente di merito, oppure guadagnato con il proprio sudato lavoro. Ma continuare a inserire problematiche di questo tipo negli angusti spazi del sovranismo nazionalista, significa semplicemente limitare ogni possibilità di combattere realmente il dominio economico-finanziario delle grandi multinazionali. Per riuscire a limitare il potere di monopoli e ‘cartelli’ servirebbe, infatti, l’aiuto e l’organizzazione reciproca tra più Stati. Continuare a ragionare ‘autarchicamente’ non conduce a nulla, soprattutto intorno a questioni regolate dal diritto internazionale.
In tal senso, non ha tutti i torti l’ex ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna, quando parla di un sovranismo che “sappia stare negli ambiti giuridici della nostra Costituzione”. E’ esattamente questo il punto: il sovranismo di Giorgia Meloni è semplice nostalgia per un potere poco abituato ad accettare limiti, come, per esempio, nelle Giunte militari. Un delirio di onnipotenza ingiustificato, che tende ancora oggi a vedere nemici dappertutto. Un modello clerico-fascista di società che esclude, anziché includere, il popolo, per fare in modo che esso non abbia mai effettiva contezza di quali siano i reali meccanismi con cui si esercita il potere.
Una società globalizzata è indubbiamente criticabile non soltanto perché porta avanti uno sviluppo totalmente quantitativo, che dunque non realizza alcun progresso, ma anche per le sue innumerevoli attitudini mortifere, poiché affidarsi totalmente al mercato significa accettare che venga messa in vendita la vita stessa dei cittadini. Ma reagire a tutto questo attraverso il sovranismo significa affermare che il potere di dare la morte non dev’essere esercitato in maniera ‘acefala’ o indiretta dal mercato, bensì che direttamente dallo Stato: un ‘tuffo’ all’indietro di quasi 70 anni. Viceversa, anche a destra diviene necessario resistere e provare a correggere il sistema condizionandone la direzione di marcia. Noi siamo soliti citare, per esempio, il divieto di fumare nei locali pubblici: quello fu un buon tentativo di limitare il potere insinuante delle multinazionali del tabacco, le quali hanno il solo scopo di schiavizzare il numero più elevato possibile di consumatori. Sono provvedimenti come questo a giustificare una sana destra conservatrice, legittimata giuridicamente in quanto sinceramente preoccupata per la salute dei cittadini. Invece, no: si continua a ragionare all’incontrario, come se si potesse vietare o reprimere ogni cosa.
Se veramente s’intende declinare un’identità sovranista a 360 gradi, allora tale principio dovrebbe valere anche per il singolo cittadino, non soltanto per le masse. Altrimenti, si resta a mezz’aria, Giorgina cara, comprovando l’alto tasso di demagogia di una visione che da ‘spirito’ degrada a ‘cosa’ e da sincera preoccupazione si trasforma in mera forzatura reazionaria. Anche da conservatori bisogna saper guardare avanti. E per riuscire a farlo ‘da destra’, occorre sapere cosa sia giusto conservare e cosa sia ormai necessario archiviare o, addirittura, mandare in soffitta. In caso contrario, si rischia di rimanere sepolti vivi tra cose vecchie e cose nuove, creando ulteriori contraddizioni in cui diviene possibile affermare tutto e il contrario di tutto. Perché una sovranità espressa unicamente dall’alto è solamente arroganza superficiale, che non distingue più niente e nessuno, generando nuove ingiustizie.

 

(2 agosto 2019)

©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione vietata

 


 

 




 

 

 

 

 

 

 




 

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