di Emilio Campanella #Arte twitter@gaiaitaliacom #Tintoretto
Se ne parla assiduamente da poco più di un mese, e se ne parlerà ancora a lungo. Jacopo Robusti è sotto i riflettori veneziani grazie al cinquecentenario della nascita che cadrà il prossimo anno. Dopo Il giovane Tintoretto alle Gallerie dell’Accademia e Tintoretto 1519-1594 a Palazzo Ducale, allargherò lo sguardo alla città intera, grazie ad una pianta realizzata e distribuita dai Musei Civici Veneziani. Su questo leggero ed agile supporto sono riportati tutti i luoghi tintorettiani. Sulla carta topografica, le chiese che conservano sue opere, indicate da un circoletto giallo, mentre le mostre sono contrassegnate da un piccolo rombo blu. Il retro riporta indicazioni ed informazioni sintetiche per coadiuvare la visita. Contrassegnato dal rombo blu è Palazzo Mocenigo, Museo del Costume, che sino al 9 gennaio prossimo propone La Venezia di Tintoretto. Le collezioni di Elio Dal Cin.
Antiquario originario di Sacile, di lui si espone un’ampia scelta di oggetti di rame che vanno dal XVI al XX secolo. Presentati con grande gusto ed ambientati con cura nell’allestimento ormai storicizzato di Pier Luigi Pizzi, i pezzi del Cinquecento sono due: una Lanterna ed un Bacile Rinfrescatoio, di manifattura veneziana. Di maggiore importanza, l’esposizione allestita alla Scuola Grande di San Marco, in Campo San Giovanni e Paolo, d’angolo con la Basilica omonima, al piano nobile, sopra l’ingresso dell’attuale Ospedale Civile. Il titolo è: Arte, fede e medicina, nella Venezia di Tintoretto, aperta sino al 6 gennaio prossimo. Una mostra che coerentemente continua un lavoro di studio e di approfondimento delle raccolte museali dell’Ospedale stesso, uno dei primi, pubblici, al mondo. Varie sezioni e differenti argomenti, sulle attività assistenziali della Scuola Grande di San Marco nel Cinquecento, sull’importanza dei volumi a stampa, determinanti a Venezia, sull’organizzazione capillare della Repubblica, nel tentativo di arginare le pestilenze. Il ruolo di Domenico Tintoretto, che prese il testimone artistico del padre, il quale si adoperò in modo che il figlio fosse ammesso all’Arciconfraternita e potesse operare per quella, ed il di lui ruolo durante la pestilenza del 1630-1631 (quella stessa, manzoniana, che tutti conosciamo). Il disegno dal vero di Domenico, l’anatomia e la sua importanza nelle pubblicazioni dell’epoca. L’accurato catalogo edito da Marsilio, segue puntualmente tutti i capitoli del percorso espositivo, completo di ampi saggi e molte illustrazioni.
La terza rilevante iniziativa riguarda il Museo Manfrediniano in Campo della Salute, e questo crea uno strettissimo legame con la mostra precedente, benché quest’ultima esposizione non sia contemplata nella pianta generale di cui ho parlato all’inizio: Adamo ed Eva di Tintoretto della Collezione Roberto Sgarbossa, presso la Pinacoteca Manfrediniana, sino al 6 gennaio 2019, accompagnata da un’accuratissima pubblicazione edita da et/graphiae di Roma: Tintoretto e la Scuola della Trinità. La mostra e la pubblicazione sono curate da Andrea Donati e Silvia Marchiori.
La trattazione riguarda la vicenda prima della costruzione della Basilica della Salute legata alla recrudescenza della peste degli anni trenta del milleseicento, cui ho fatto riferimento sopra. La situazione storica analizzata dalla professoressa Marchiori è. quindi quella del Priorato dei Teutonici e della Scuola della Trinità dai Lippomano ai Somaschi. I vari passaggi fra ordini ecclesiastici e la potente famiglia. La chiesa e la scuola, ancora riconoscibili in antiche incisioni, ed il tentativo di individuare in attuali collezioni pubbliche e private, alcune delle tele che ne facevano parte,oltre alle notizie storiche di altre che sembrano scomparse; su tutto questo, uno studio, ricerca, ricognizione intorno alla perduta quadreria, nel saggio di Andrea Donati: Tintoretto e i dipinti della Scuola della Trinità.
L’occasione è importante anche per l’esposizione del dipinto tintorettiano nella Pinacoteca- accuratamente restaurato- e dall’impianto arditamente dinamico. Oltre a questo, è motivo per visitare quello scrigno di capolavori ch’è la Sacrestia della Basilica della Salute, la presentazione della restaurata tela di Jacopo Robusti: Le Nozze di Cana, dipinta per il refettorio dei Crociferi, opera dall’ardita prospettiva, creata per ampliare con la sua fuga di linee, l’ambiente per cui era stata dipinta. Una delle poche firmate dall’artista sembra essere stata realizzata senza preparazione e con colori instabili, per cui l’azzurro in omaggio al colore dell’abito dell’Ordine, non ci è giunto che come una sorta di grigio. E se ne può solo immaginare lo splendore originario.
Occasione espositiva che merita un viaggio. Così come merita l’ascolto il programma in #podcast di Radiogaiaitalia.com dove Emilio Campanella parla proprio di Tintoretto a Venezia. Lo ascoltate cliccando sulla foto in basso.
(9 ottobre 2018)
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