
di Filomena Filippetti
E alla fine fu bronzo per il dio Bolt. Terzo posto per il più grande velocista della storia che è preceduto dagli americani Coleman, argento, e da Justin Gatlin l’impopolare che vince l’oro, il primo oro legale – si spera – della sua miserrima carriera atletica. Gatlin ci è antipatico, non possiamo sopportare l’idea che qualcuno con il suo talento si sia stradopato per riuscire soltanto a perdere. Gatlin ha perso tutto, dopandosi per vincere, ed ha vinto per sbaglio i 100m che hanno segnato la fine della carriera di uno Usain Bolt che di atletica, glielo si leggeva in faccia, non ne può più. Onore al terzo. Ma non al vincitore. Il pubblico di Londra che ha osannato il giamaicano tributandogli cinque minuti di applausi ed ha ignorato l’idolo vincitore per sbaglio di Stefano Tilli, sempre più insopportabile a fianco del buon Bragagna. Lo stadio olimpico della capitale inglese è stato d’accordo con noi.
I 100 metri oscurano un magnifico 10mila femminile dove l’etiope Ayana rifila 40″ alla seconda classificata Dybaba ed un salto in lungo da sogno con due sudafricani al 1° e al 3° posto, con Manyonga alla medaglia d’oro con la misura di 8m48 ed un nullo finale da almeno 8m80.
Rivedremo Bolt in pista per la 4×100. Poi, lo ha ribadito nel post finale del 5 agosto, sarà il ritiro definitivo dalle gare. L’atletica perde il suo dio. Speriamo che il prossimo non sia il doping.
(6 agosto 2017)
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