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Terremoto 11 Amatricedi Giorgia Trinelli

 

 

 

 

 

 

 

 

Dare la notizia è “dare” la notizia: con la pancia, con il cuore, con la testa, in mille modi “seri” o meno, ma il punto è “dare la notizia”. La sofferenza delle persone ha il difetto di non poter fare notizia, e di non si può raccontare. Per raccontarla va spettacolarizzata. col risultato che le perdite, i timori, le angosce, le racconta un giornalista vestito di nuovo intervistando soccorritori sporchi ed esausti. Questo non è raccontare. E’ sciacallaggio mediatico che non serve alla comunità.

 

Tanti, troppi purtroppo, i terremoti che ci siamo sentiti raccontare da tutte le reti nei modi più “struggenti” possibile, tanti i racconti di popolazioni piegate e stremate dalle scosse. Per fortuna siamo un popolo che rialza la testa, che ricostruisce dove altri hanno distrutto. Proprio così, in senso figurato. Nonostante certa televisione di massa. Certa stampa di massa. Certi sciacalli.

 

Passato il momento “struggente”, la notizia diventa vecchia e fa la muffa, non fa più comodo parlarne, serve solo per fare “politica”, perché tutti quelli che stanno on televisione ritengono di dover fare politica, ci si dimentica di tutto perché esce l’ultimo telefono di moda… Che diventa notizia.

 

Allora nel paese dei baiocchi (scusate, balocchi), dove tutto è confusione, dove tutto quello che oggi importa, domani non importa più, dove tutto quello che oggi è sacro, domani non lo è più (tranne dio), dove un terremoto diventa gossip… beh, tutto questo mi fa un po’ schifo.

 

Ora bisogna ricostruire e bisogna farlo bene. Bisogna ricostruire strutture sicure. Bisogna ricostruire nel rispetto delle regole e della vita umana, per evitare che ancora ci siano tragedie annunciate in un paese che, per struttura geologica, deve affrontare eventi sismici anche di forte entità. E’ il momento di raccogliere il silenzio, che chi ha il potere smetta di pensare a riempirsi le tasche, che le ricostruzioni siano serie e sicure, che ci sia cemento dove deve esserci, che ci sia serietà e non politica del bla bla bla, che ci siano vite umane e che i quattrini di tutti servano a migliorare la vita di tutti, non all’ingrasso di pochi.

 

Inorridisco, di fronte a chi fa della notizia una serie televisiva in cui tutti guadagnano alle spalle di chi non ha più alcunché. In tutto questa inutilità, capisco che ha più dignità chi ha perso tutto, nella sua nudità, piuttosto di chi dovrebbe onorare un nobile mestiere come quello di fare informazione. In onore a tutto questo dolore, ci vorrebbe solo silenzio e rispetto, compreso il mio che da ora, sull’argomento, osserverò rigorosamente.

 

 

 

 

 

 

 

(28 agosto 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2016 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 

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