di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana
Per riuscire a emergere da questi anni di inquietudini e violenze, crediamo opportuno dimostrare, al mondo e all’intera comunità internazionale, il nostro grado di civiltà e di forza morale rispetto agli attentatori di Bruxelles e ai loro mandanti. Noi non intendiamo porci al di fuori della tradizione laica e socialdemocratica internazionale schierandoci a favore di un intervento militare diretto in Libia e in Medio Oriente: si tratta di un’opzione già tentata in passato, ma come gli stessi tragici fatti di questi giorni stanno dimostrando, essa configura solamente una cura peggiore del male. Dopo quanto accaduto a Parigi nel novembre scorso e in seguito agli attuali e più recenti morti di Bruxelles, siamo tenuti a dimostrare che abbandonarsi alla vendetta significa solamente aprire la strada ad altri funerali, senza riuscire a riflettere sulle conseguenze politiche di un’ennesima disfatta culturale e morale della civiltà europea. E non a caso parliamo d’Europa, poiché notevoli sono gli interessi strategici, economici, politici e militari di chi intende mantenere l’Unione europea nell’instabilità e nella debolezza, sia all’interno dell’Europa stessa, sia nel mondo occidentale più in generale. Se compiremo un altro passo falso, scivoleremo nel baratro di una nuova e imprevedibile guerra globale, voluta dai veri nemici dell’Europa con il pretesto di uno scontro tra civiltà, fedi, culture e religioni. Se veramente vogliamo emergere da questa lunga serie di anni bruttissimi, che si stanno susseguendo ciascuno dietro l’altro, l’Europa è tenuta a scavare un solco divisorio capace di tracciare la differenza tra chi intende difendere il proprio ‘brandello’ di civiltà raggiunta, rispetto a chi propugna concezioni astratte e deterministe che, guarda caso, riescono sempre a far calzare come un ‘guanto’ le decisioni di Dio nei confronti del destino di milioni di vite umane. Resistendo alla tentazione di ricorrere alla guerra, forse siamo ancora in tempo a seminare nel mondo quei nuovi semi di dialogo e di comprensione reciproca, in grado di rendere l’uomo meno solo di fronte alle volontà ineluttabili di Allah o chi per lui. Al contrario, anche un solo, unico e momentaneo lapsus della ragione può bastare a condannare nuove vite, aggiungendole a quelle già segnate dal destino immodificabile che certe culture vorrebbero imporci, inchiodandoci al medioevo. Crediamo sia giunto il momento di dimostrare, in quanto cittadini di quell’Europa che intendiamo portare al suo naturale compimento di unità civile e politica, come la guerra sia sempre un passo falso. Un errore che trascina l’umanità sempre più in basso, al fine di renderle impossibile riuscire a sconfiggere il dolore e l’infelicità della nostra vita terrena.
(23 marzo 2016)
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