di Mila Mercadante twitter@mila56170236
Come è andata a finire la storia del residence di Tor Tre Teste di cui Francesco Totti è il proprietario? Mi piacerebbe molto saperlo ma non sono riuscita a trovare uno straccio di notizia che fosse recente, quindi da una parte immagino che un lieto fine sia ancora da venire e dall’altra spero di sbagliarmi, spero che per distrazione mi sia sfuggito qualcosa e che Totti si sia comportato da Totti, perché il capitano è una brava persona ed è pure simpatico.
Quando per una manciata di giorni parve a tutti che il buon nome dell’intoccabile campione potesse essere collegato anche solo alla lontana col mondo di mezzo a causa di un affare immobiliare, l’ex sindaco Marino dichiarò “Totti non si può toccare perché Totti è Totti”, in perfetta linea con l’opinione dei tifosi sintetizzata dal famoso slogan “Totti non si discute, si ama”. Marino ha parlato tanto e non è stato mai ascoltato, però quella volta sì: quella volta lui ordinò e l’Italia obbedì. Totti non lo ha toccato nessuno (eccetto un paio di quotidiani), né dopo l’uscita del libro di Lillo e Abate “I re di Roma” né dopo le dichiarazioni di Buzzi durante gli interrogatori avvenuti lo scorso anno. Intendiamoci: il “pupone” e suo fratello Ricky non hanno commesso nessun tipo di reato, non sono stati iscritti nel registro degli indagati, e se hanno fatto un ottimo investimento con l’aiuto dell’amico Luca Odevaine questo non significa che dovessero per forza sapere o capire che si trattasse di spreco di denaro pubblico e che dell’affare non si potesse andare fieri. Nel nostro paese non esistono personaggi noti che abbiano cognizione dei fatti poco decorosi che li riguardano.
Secondo la ricostruzione di Buzzi durante gli interrogatori, i rapporti di amicizia tra Totti e Odevaine erano stretti: Odevaine seguiva le trasferte della Roma viaggiando in aereo con la squadra, intanto i vigili di Roma scortavano i figli del calciatore, fungendo da angeli custodi. Ci si scambiava delle cortesie, insomma, ognuno mettendo a disposizione dell’altro quel che gli competeva. Chi pagava gli straordinari a quei vigili? Secondo Buzzi il Comune, secondo altre fonti lo stesso Totti, in nero.
Veniamo al residence. Buzzi (confermando quanto descritto nel libro succitato) ha raccontato che la società Immobiliare Ten della famiglia Totti (parte della holding Number Ten, per l’83% in quota al calciatore, per il 6,7% al fratello e per il 10% alla madre, la holding di Totti consiste di tre società) acquistò un residence in periferia, forse su segnalazione di Odevaine. Nell’ambito dei provvedimenti che riguardavano l’emergenza abitativa venne indetta una gara d’appalto pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale per l’attribuzione degli alloggi ai migranti. Era il settore preferito di Odevaine, e lo gestiva in modo da rispettare tutte le “regole” imposte dal mondo di mezzo. Questo avveniva nel periodo in cui Veltroni era sindaco della capitale e si fidava ciecamente del vice-capo di gabinetto Odevaine, parente acquisito di Giovanna Melandri.
Nel 2009 – quando Veltroni era già andato via – Totti ottenne l’appalto, probabilmente favorito dal fatto che proprio Odevaine fosse il Presidente della Commissione di gara. E così la società del calciatore stipulò col Comune un contratto d’affitto 6+6 e gli appartamentini del suo residence – la cui destinazione d’uso era per uffici – vennero assegnati a profughi e famiglie sfrattate. I canoni dell’affitto li pagava il Comune (quindi il cittadino) secondo un sistema collaudato dai signori di mafia capitale che faceva lievitare i costi a dismisura: 50 metri quadrati potevano costare fino a 3500 euro al mese. L’amministratore della Immobiliare Ten – mica scemo – ci provò e ne chiese 3000 per ogni alloggio. Il Comune trovò la cifra un po’ esagerata e alla fine si stabilì un canone di circa 2100 euro mensili. Un signor investimento per la società immobiliare, i cui 35 alloggi fruttavano circa 900 mila euro all’anno: in sei anni il Comune di Roma ha fatto incassare alla Ten 5 milioni di euro.
Per contratto la società di Totti doveva garantire servizi di pulizia, di portierato e di manutenzione. Evidentemente per distrazione la Ten si dimenticò dei suoi obblighi, così accadde che negli appartamentini piovesse dai soffitti, che questi ultimi cadessero a pezzi, che le scale del residence fossero sporchissime, che i muri fossero pieni di crepe e infiltrazioni, che il riscaldamento diventasse un vago ricordo e che gli scarafaggi fungessero da animali da compagnia per gli inquilini.
Stando alle notizie che ho trovato e che risalgono al maggio 2015, il contratto tra Comune di Roma e Immobiliare Ten è scaduto il 31 dicembre 2014. Malgrado ciò – almeno fino alla primavera 2015 – il Comune ha continuato a pagare ogni mese il canone d’affitto dei 35 appartamentini (75 mila euro) e gli inquilini hanno continuato a lamentarsi per la scarsa – o meglio, inesistente – manutenzione dell’immobile. E’ cambiato qualcosa oppure no?
Potete trovare le notizie alle quali faccio riferimento qui, qui e poi ancora qui e qui.
(30 gennaio 2016)
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