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Marcia dei Diritti. Una nuova “classe dirigente” si prepara per governare la minoranza lgbt

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di Il Capo

 

La Marcia Dei Diritti 02

 

Il sito dell’associazione nazionale Anddos pubblica un articolo della sua redazione dove si riferisce della Marcia dei Diritti del 12 dicembre scorso, alla quale anche questo quotidiano ha aderito, come di una “bellissima giornata” nella quale “una folla colorata di almeno un migliaio di persone ha dato vita alla Marcia Dei Diritti, (…) messaggi chiari, determinati e pieni di rabbia quelli rivolti alla politica dai manifestanti, che hanno toccato le discriminazioni subite dalle persone LGBTI, dalle donne, dalle coppie conviventi etero e omosessuali che ancora non hanno alcun diritto”.

 

Le domande sono dirette ai troppi che non c’erano, non agli organizzatori della Marcia: dove erano tutte quelle coppie etero e omosessuali che subiscono quotidianamente le discriminazioni dalla politica italiana? Quest’assenza non mette in una posizione di difficoltà coloro che si battono, con metodi che da queste pagine mettiamo quasi quotidianamente in discussione, per la parità di diritti? E’ davvero solo responsabilità della politica il non riconoscimento di diritti basilari come le Unioni Civili? La cialtronaggine e la insopportabile tendenza a delegare agli altri per poi criticarli (non guardate me, io non sono in coppia!), non è una delle cause dell’ignavia della politica rispetto ai temi delle libertà individuali, unite ad una ingenuità tutta italiana nel legarsi alla forza politica che si ritene “amica” in quel momento?

 

Sono felice che la manifestazione abbia ottenuto i risultati sperati. Per dirla con le parole di Rosario Coco, presidente di Anddos-Gaynet Roma: “È iniziato un cammino nuovo di diritti, laicità e libertà. Nuovo per le forme, le parole e i messaggi che abbiamo dato e per la diversità di vite ed esperienze che era in piazza: studenti, organizzazioni contro la violenza di genere, associazioni LGBTI, realtà che si battono per la laicità. Grazie a noi tutte e tutti che ci abbiamo creduto: abbiamo appena cominciato”.

 

Proprio a Rosario Coco, con il quale mi vanto e sono felice di avere un rapporto di amicizia che ci permette di esprimere senza remore e senza timori il nostro punto di vista (non siamo mai d’accordo su niente, più o meno, ma questo non ha impedito che per lungo tempo tenesse una rubrica su questo quotidiano che spero possa riprendere al più presto), avevo manifestato le mie perplessità rispetto al linguaggio da partito politico utilizzato nei comunicati stampa che invitavano alla Marcia, alle perplessità che mi suscitavano alcuni degli slogan che venivano utilizzati, che non consideravo utili. Non ho cambiato opinione. Tra le cose che trovo incongruenti ce ne sono particolarmente due: la prima riguarda il linguaggio che trovo gratuitamente ed inutilmente provocatorio (e sappiamo quanto poco attecchisca, dal punto di vista pratico, nell’italico pueblo) e la seconda riguarda lascelta di tenere la conferenza stampa alla Camera dei Deputati.

 

Se la Marcia era così visceralmente e profondamente schierata contro le politiche governative, così piena di rabbia nei confronti della politica, perché si è scelta proprio la tana del lupo per presentarsi alla stampa?

 

La Marcia Dei Diritti 01 ConfStampa

Conosco abbastanza di rapporti con i giornalisti ed i giornali per sapere che sicuramente la scelta della Camera dei Deputati come sede della conferenza stampa ha avuto a che fare con la necessità di dare la massima visibilità alla manifestazione. Sono altresì certo si sia trattato di un autogol. Ed in futuro ne vedremo e conosceremo la portata. Se poi, come sembrerebbero lasciare trapelare alcuni slogan e la soddisfazione degli organizzatori, la Marcia è servita anche per la legittimazione di una nuova nascente “classe dirigente LGBT” (perché in Italia bisogna sentirsi classe dirigente di qualcosa), staremo a vedere. Nel frattempo la Leopolda, che classe dirigente lo è sul serio, comunicava che la legge sulle Unioni Civili verrà discussa a gennaio. Timidissimi gli applausi.

 

Non tira una buona aria per i diritti individuali, né dentro né fuori dalla politica. Né dentro né fuori dall’associazionismo. Si è lasciata fuori dalla porta la ragionevolezza e la capacità di dialogare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(13 dicembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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