di Gaiaitalia.com
La Giunta milanese ha deciso di intitolare la pista di atletica del Centro Sportivo Carraro di viale dei Missaglia a Samia Yusuf Omar, l’atleta somala morta nel mare Mediterraneo il 2 aprile 2012, nel tentativo di raggiungere l’isola di Lampedusa.
“Samia sognava di raggiungere l’Europa per potersi allenare degnamente in vista delle Olimpiadi di Londra – ha dichiarato l’assessora allo Sport Chiara Bisconti – sfuggendo alle guerre e alle persecuzioni del suo paese. Non ce l’ha fatta. La sua è una storia tragica, attuale e sintomatica di mille altre vicende, di tanti ignoti inghiottiti dal mare mentre cercano una vita diversa. Samia inseguiva un sogno, lo stesso di tante ragazze e ragazzi come lei. Intitolarle un luogo dello sport è un atto doveroso, un gesto di civiltà e rispetto, per il quale si deve ringraziare il consigliere Giungi, e dalla presidente della Commissione Sport Anna De Censi da cui è partita la proposta“.
Samia Yusuf Omar è una cittadina Somala che vive la sua infanzia in un paese dilaniato dalla guerra e divorato dalla povertà, che un po’ alla volta cade sotto il controllo degli integralisti islamici; con spirito di sacrificio diventa un’atleta e nel 2008 gareggia alle olimpiadi di Pechino, poi torna nel suo paese, dove ormai è diventato tutto più difficile, perfino correre. Così un giorno tenta il Viaggio, con la «V» maiuscola: come viene pensato e scritto nella mitologia di quelli che vivono dall’altra parte del mondo, 9 mesi per inseguire un sogno, gareggiare alle Olimpiadi di Londra 2012.
Il Viaggio che dovrà portarla in Italia e in Europa, semplicemente per poter correre con un vero allenatore, comincia dall’Etiopia e continua attraverso il deserto del Sahara, passa per il Sudan, fino alla Libia. In fondo alla Libia c’è il mare e dall’altra parte Lampedusa, l’Italia. Ma Samia Yusuf Omar non vedrà mai le coste italiane e il suo viaggio lo concluderà il 2 aprile del 2012, quando annega nel Mediterraneo, mentre cerca di aggrapparsi ad una fune lanciata tra le onde, durante un’operazione di «respingimento» di migranti.
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