Prendiamo spunto dal pensiero del brillante teologo tedesco David Berger, allontanato dal Vaticano nel 2010, radiato dal ruolo di professore alla Pontificia accademia di San Tommaso d’Aquino ed interdetto dall’insegnamento della religione nelle scuole, dopo il suo coming out, la sua pubblica dichiarazione d’omosessualità, e dopo la pubblicazione del libro “La sacra apparenza, un teologo gay nella Chiesa cattolica”, libro che in Italia non è mai arrivato.
David Berger afferma che l’omosessualità “praticata” è ampiamente diffusa, come è assai facile sospettare, all’interno delle mura vaticane. Nulla da dire, non ci riguarda personalmente. E, personalmente, sapere con chi scopa chi non è mai stato uno sport che mi ha appassionato.
Tuttavia mi chiedo, alla luce delle reazioni dentro e fuori le mura vaticane, quando si parla di persone omosessuali, se davvero vale la punta continuare da un lato ad accusare gli omosessuali di essere mostruosi peccatori senza vergogna, la feccia dell’umanità e tutto ciò che sappiamo, e continuare dall’altro a far esplodere scandali che coinvolgano i numerosissimi preti e monsignori omosessuali accusandoli di essere mostruosi peccatori senza vergogna, la feccia dell’umanità e tutto ciò che sappiamo.
Non mi interessa discutere su chi ha torto o ragione, ciò che auspico e che vorrei vedere prima di morire è un cambiamento di atteggiamento da entrambe le parti, coloro che stanno fuori dalle mura e quelli che hanno deciso di vivere dentro.
Fin quando dentro e fuori ci si vergognerà di essere ciò che si è e si sceglierà una vita clandestina, l’invisibilità, la paura, insomma, si sceglierà di vivere una vita senza dignità, nessuno conflitto, né interno né esterno, sarà risolto.
E di certo, non è attraverso la messa alla gogna di altri omosessuali che la comunità lgtb vedrà riconosciuti i diritti che rivendica e le sono dovuti.
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