Un ragazzo di 25 anni è stato condannato a morte e impiccato a Marvdasht, nella regione iraniana di Fars, dopo essere stato accusato di omosessualità dai macellai iraniani che si nascondono dietro la
loro identità religiosa per mascherare il barbaro regime di cui sono esecutori. Dietro l’accusa di omosessualità, proibita dalle leggi sciite in vigore nel paese che dicono ispirarsi alla legge coranica, si nascondono decine di esecuzioni politiche liquidate dietro il pretesto della sodomia.
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