di Paolo M. Minciotti
Dal 2024, la campagna Meglio a Colori, promossa da oltre 30 associazioni LGBTQIA+, si è mobilitata per ottenere una nuova legge, che da oggi ottiene l’importante supporto dell’Associazione Italiana di Psicologia. In un anno, ha contribuito al risultato di oltre 60.000 firme dall’Italia per l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ECI) contro le pratiche di conversione in Europa, ha raccolto oltre 20.000 firme per una legge italiana e ha raggiunto oltre 140.000 persone dal vivo.
Nel 2024, l’European Union Agency for Fundamental Rights (FRA) ha coinvolto 100.577 persone dai 15 anni in su e che si identificano come LGBTQIA+, residenti in trenta Paesi, 27 membri dell’Unione Europea più Albania, Macedonia del Nord e Serbia, in una survey che mette a fuoco la questione delle pratiche riparative o “di conversione”.
Un quarto (24%) delle persone ha dichiarato di aver subito interventi per cambiare il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. La maggior parte delle persone coinvolte (76%) in tali interventi non aveva acconsentito e più di 1 su 10 (13%) ha subito una estorsione del consenso mediante minacce o pressioni, mentre l’11% ha acconsentito in modo spontaneo.
In Italia: una persona su cinque (18%) ha subito almeno un tentativo di conversione nel corso della vita. Di questi, la percentuale di persone che hanno dato consenso è del 30% (15% spontaneamente, 15% sotto pressione o minacce), superiore alla media UE del 24%. Fondamentale la complicità della famiglia e di figure religiose (una volta su sette), nonché di figure professionali della salute mentale (una volta su sette). Il report pubblicato da Meglio a Colori, raccoglie anche i casi di cronaca più noti degli ultimi anni, dalla storia di Rosario lo Negro, costretto a celebrare il suo funerale durante il seminario al caso della ragazza lesbica portata dall’esorcista a Torino.
Le pratiche di conversione sono un insieme di interventi non medici con i quali si intende modificare l’orientamento sessuale, l’identità di genere o l’espressione di genere di una persona Lgbtqia+: psicoterapia, interventi spirituali, condizionamento avversivo e abusi fisici. Vengono chiamate anche “terapie di conversione”, “terapia del cambiamento”, “terapia di riorientamento”, “terapia riparativa”, “sforzi di cambiamento dell’orientamento sessuale” e “sforzi di cambiamento dell’identità di genere” (APA Dictionary of Psychology, 2023). Ma come sottolinea l’Associazione Italiana di Psicologia, che nel nuovo Position Statement prende posizione su tutti gli aspetti della questione, utilizzare il termine “terapia” è fuorviante, dal momento che nessun ente accreditato le riconosce”. Inoltre, questi interventi vanno distinti, chiarisce l’AIP, dai dalle “pratiche, trattamenti e servizi che si occupano dei percorsi di affermazione di genere, e che non si basano sull’assunto che un determinato orientamento sessuale, identità di genere ed espressione di genere sia da preferire ad un altro”
Anche le principali organizzazioni sanitarie, tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’American Psychological Association (APA), condannano tali pratiche non solo perché totalmente inefficaci, ma soprattutto perché dannose: l’esposizione a pratiche di conversione è associata a un aumento dei rischi di depressione, ansia, autolesionismo e suicidio. Nel 2020, le Nazioni Unite le hanno incluse tra le forme di tortura.
Alla base di questi interventi, in larga parte consigliati e agiti da organizzazioni estremiste cattoliche, il presupposto antiscientifico che le identità Lgbtqia+ siano patologiche e necessitino di cura.
A collaborare alla diffusione di una cultura patologizzante anche una percentuale di figure professionali della salute mentale: le indagini di follow-up del progetto APO (Lingiardi & Nardelli, 2013), condotte in Lombardia (2017) e in Sicilia (2022) mostrano che il 13,6% delle figure professionali della psicologia (Sicilia, 2022) e il 20% (Lombardia, 2017) ritiene possibile modificare l’orientamento sessuale di una persona e che una su dieci dubita che l’omosessualità sia una variazione naturale del comportamento umano, nonostante la sua depatologizzazione da parte dell’OMS nel 1990 (che nel 2018 ha depatologizzato anche l’incongruenza di genere). In Italia è stata avviata un’unica proposta legislativa per vietare le pratiche di conversione: nel 2016 da Sergio Lo Giudice (Partito Democratico). Non è mai giunta in Parlamento e alla fine è decaduta.
Dal 2024, la campagna Meglio a Colori, promossa da oltre 30 associazioni LGBTQIA+, si è mobilitata per ottenere una nuova legge, che da oggi ottiene l’importante supporto dell’Associazione Italiana di Psicologia.
(24 settembre 2025)
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