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di Paolo M. Minciotti

“Il DDL Amorese (atto Camera n. 2271) introduce il principio del “consenso informato preventivo da parte dell’esercente la responsabilità genitoriale” per la partecipazione a “attività aventi ad oggetto tematiche afferenti alla sfera sessuale, affettiva o etica”. Il DDL Sasso (atto Camera n. 2423) insiste nella stessa direzione, prevedendo che senza questo consenso scritto i minori restino esclusi da laboratori e progetti scolastici. È un passaggio cruciale: significa trasformare il diritto all’educazione in una materia opzionale, dipendente dalla sensibilità della singola famiglia.

A farne le spese saranno soprattutto i ragazzi e le ragazze che, proprio in contesti familiari più chiusi, hanno maggiore bisogno di uno spazio sicuro per confrontarsi e riconoscersi. Secondo i dati ISTAT (2023), quasi il 40% degli studenti LGBTQ+ dichiara di aver subito episodi di bullismo a scuola. Il Rapporto dell’UNICEF “Reimagine Education” ricorda che l’educazione all’affettività e al rispetto delle diversità è uno degli strumenti più efficaci di prevenzione”.

Lo scrive Fabio Galli in un post nel gruppo FB Lettrici e Lettori di Gaiaitalia.com Notizie.

“Non meno problematico” continua il post “è l’attacco alla carriera alias, ossia la possibilità per studenti trans e non binary di utilizzare un nome corrispondente alla propria identità di genere. Il DDL Sasso prevede che “ogni registrazione scolastica deve avvenire esclusivamente sulla base dei dati anagrafici ufficiali”. Tradotto: niente riconoscimento, niente dignità. Eppure l’OMS, già nel 2019, ha riconosciuto che il mancato rispetto dell’identità di genere è un fattore di rischio per la salute mentale.

Infine, il DDL Valditara (pdl n. 1830) insiste sull’idea di rafforzare l’autorevolezza dei docenti tramite nuove sanzioni disciplinari e richiami all’“ordine” e al “rispetto”. Ma senza un potenziamento parallelo dei protocolli anti-bullismo, il rischio è di avere più strumenti punitivi e meno strumenti educativi. Una scuola più severa con gli studenti, ma non più protettiva verso le vittime”.

Arcigay ha definito questi provvedimenti “leggi pro-bulli, liberticide e pericolose”.”L’etichetta può sembrare dura” continua l’autore del post, “ma trova conferma nei fatti: pro-bulli, perché limitano la prevenzione; liberticide, perché imbavagliano scuole e studenti; pericolose, perché colpiscono chi è già fragile. La scuola italiana ha bisogno di più coraggio educativo, non di più censure. Ha bisogno di insegnanti che possano affrontare l’affettività e il consenso senza paura di ricorsi legali. Ha bisogno di chiamare i ragazzi col nome che hanno scelto, non di umiliarli ogni mattina all’appello. Ha bisogno di proteggere i più deboli, non di lasciare loro la libertà di soffrire in silenzio”.

Nel frattempo la presidente del Consiglio accusa le opposizioni di fomentare l’odio, come se lei non ci mettesse carichi da undici da quando ha fondato FdI, e Salvini annuncia di avere “pianto per la morte di Kirk” e annuncia un tour nelle scuole d’Italia dove andrà a parlare con i ragazzi. Di fronte a tanto buon cuore gratis si ha voglia di pensar male (si fa peccato, ma difficilmente ci si sbaglia).

 

 

 

(14 settembre 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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