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HomeCopertinaAlmasri, adesso il governo ne racconta un'altra: "Rimpatriato per evitare ritorsioni"

Almasri, adesso il governo ne racconta un’altra: “Rimpatriato per evitare ritorsioni”

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di Giovanna Di Rosa

Nuova giravolta (falla un’altra volta) per provare a difendere il governo Meloni dall’accusa di inadempienza sul caso Almasri, ed è una nuova straordinaria giravolta. L’Italia, per dribblare il deferimento alla Procura della Cpi, arriva a disconoscere la competenza (e l’autorità) della procura della Corte penale internazionale, trovandosi però “nella necessità di ammettere di essere sotto ricatto”. Lo scrive Repubblica.

L’Italia, secondo le nuove informazioni fornite dal Governo per necessità e non per amore della verità, si riferisce oggi alla presenza di un pericolo grave e imminente tale da giustificare atti non conformi agli obblighi dello Stato “al momento dell’arresto di Almasri” : in quel momento, secondo la versione contenuta nella nuova giravolta, “sussistevano rischi concreti che potessero essere perpetrati atti di ritorsione contro cittadini italiani in Libia“. Insomma un atto di responsabilità che viene fuori dopo altre due versioni completamente differenti.

Secondo Repubblica “l’ambasciatore italiano nei Paesi Bassi Augusto Massari, nella memoria integrativa che il governo italiano ha inviato alla Cpi sperando di dribblare la procedura di deferimento, attualmente in esame alla Camera (una sorta di giudice per le indagini preliminari) su richiesta dei giudici inquirenti della Corte”, avrebbe inserito un punto che puntualizza come “le uniche parti in questo procedimento sono lo Stato e la Corte, la procura non ha alcun ruolo” – il quotodiano cita 15 pagine di “osservazioni con cui si tenta di imbastire una difesa che quanto meno provi la “buona fede” dell’Italia”.

Secondo Repubblica si tratta di “una sorta di strategia della confusione”, con cui “Roma cerca di uscire dall’angolo che l’arresto di Al Buti in Germania, dove l’esecuzione del mandato della Cpi è filata liscia come l’olio, ha reso ancora più stretto”.

Poi, nelle stesse 15 pagine, l’Italia torna in parte alle vecchie abitudine e alle consuete (e desuete) osservazioni: in soldoni è stata colpa dei giudici. E siamo al già visto e sentito. La solita italietta che dà la colpa agli altri.

 

 

(30 luglio 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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