Con una lettera delirante per protervia e arroganza e un totale disprezzo contro quello che Trump tratta come un nemico e non come un partner commerciale con il quale fare accordi, il presidente-superman che vuole fare pagare al mondo i debiti degli USA sull’orlo della bancarotta, ha deciso di devastare l’economia dell’UE e del mondo (perché in ultima analisi questo farà).
Trenta per cento di dazi dal 1° agosto più un aumento uguale alle contromisure che l’UE prenderà contro le sue deliranti misure economiche. Ursula Von der Leyen ha subito risposto: “Una follia, prenderemo contromisure”. Meloni invece, noto genio ultimo arrivato della politica mondiale, continua il suo “Continuare a negoziare”, essendo lei convinta di “negoziare” e “contare”.
“Applicheremo dal 1° agosto una tariffa di solo il 30% sulle merci europee” scrive la lettera farsa del presidente ottantenne che si finge super e giovane grazie all’intelligenza artificiale. La tariffa sarà “separata da tutte le tariffe settoriali. Le merci trasbordate per eludere una tariffa più alta saranno soggette a quella tariffa più alta. Si prega di comprendere che il 30% è molto meno di quanto sarebbe necessario per eliminare la disparità del deficit commerciale che abbiamo con l’Ue“.
Una bugia grossa come una casa, ma la lettera non è scritta a beneficio della politica UE che, Meloni a parte, ha perfetta conoscenza dello stato delle cose, ma per il suo elettorato di bifolchi che vivono di propaganda e non hanno nemmeno più le uova. ma anche qui Trump ha pronta la ricetta ad uso elezioni di mid-term: se Bruxelles dovesse decidere di reagire – e reagirà – per qualsiasi motivo (….) l’importo, qualunque sia l’aumento scelto, verrà aggiunto al 30% che applichiamo”.
Scrive l’Huffington Post citando dati del dipartimento del Tesoro, che “la riscossione delle tariffe doganali Usa è nuovamente aumentata a giugno, superando per la prima volta in un anno fiscale i 100 miliardi di dollari e contribuendo a generare un sorprendente surplus di bilancio di 27 miliardi di dollari per quel mese. I dazi doganali sono diventati la quarta maggiore fonte di entrate per il governo federale. Nel giro di circa quattro mesi, la quota dei dazi doganali sulle entrate federali è più che raddoppiata, passando da circa il 2% a circa il 5%”.
Ecco risolto l’inghippo: i dazi pagano il debito pubblico USA, o almeno una buona parte. Gli USA nel frattempo, come Meloni sa bene, continuano a fare quello che vogliono con le tasse che dovrebbero pagare agli altri paesi del mondo ridotte al lumicino. E le destre filo-Trump parlano di continuare a negoziare. Perché hanno a cuore il loro paese, diciamo.
(12 luglio 2025)
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