“Sono molto arrabbiato con Israele”, ha detto Trump che deve sentirsi come il due di picche con briscola a bastoni. Insomma il presidente pacifista che doveva fare la pace in 24 ore (e da quanto si è insediato si sono aperti, con il suo silenzio, altri quattro fronti di guerra) appoggia Netanyahu, gli crede, bombardicchia i siti nucleari iraniani, annuncia una tregua a lettere maiuscole – letteralmente – e che succede? L’Iran rompe la tregua e Israele pure.
Due figliastri scapestrati che non si sottomettono agli ordini di un simile autorevole padre – e diventa difficile persino dargli torto, visto come ragiona. Dunque oltre a sperare che Melania lo metta sotto tutela, come Vittorio Lussana scrive qui, c’è anche da immaginarsi che Trump si renda conto, con la calma dei saggi, che di lui Netanyahu se ne frega, esattamente come se ne frega del resto del mondo, e si dubita fortemente che il primo ministro israeliano che ha incendiato il mondo dopo il pogrom del 7 ottobre risponda tremando o non riesca a dormire quando Trump annuncia di essere molto arrabbiato con Israele.
Il presidente boccalone aveva annunciato a lettere maiuscole (che equivale a gridare un ordine) con un post sul suo social Truth un “cessate il fuoco completo e totale” a partire dalle 04:00 GMT di martedì, che avrebbe segnato la “fine ufficiale” del conflitto durato 12 giorni”: Sorry mate, that wasn’t Truth, that was just False.
Così va il mondo oggi in mano a persone che dicono una cosa e ne avviene un’altra, che comunicano via social di loro proprietà, che non hanno una linea politica, che non hanno nessuna strategia, che non pensano al futuro ma al presente (il loro) e al portafogli (il loro) e che non sono andati al potere con colpi di Stato, ma con regolari elezioni che hanno regolarmente vinto.
Quelli che oggi si lamentano di un mondo che funziona a cazzo, dove stavano quando si doveva scegliere con il proprio voto?
(24 giugno 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)
