di Giovanna Di Rosa, #Politica
E’ uno scannatoio a partito aperto quello che si è aperto all’interno del M5S, che con modalità diverse e in un altro momento potremmo chiamare mercato della vacche, ma in questo caso sarebbe improprio. A prendersi a coltellate l’ala governista che fa capo a Di Maio, Fico e Beppe Grillo contro quello quella leggerissimamente più neofascistella che piace tanto a Di Battista, Lezzi e Casaleggio Junior.
Così mentre la parte filogovernativa vota a favore del Draghi, quella neofascistella si asterrà o voterà contro – tanto ai fini della fiducia sono irrilevanti: matando dos pajaros de un tiro. Prendendo cioè due piccioni con una fava. Accontentando, se ci fosse bisogno di approfondire ancora un pochetto, l’ala istituzionale del Movimento e quella d’opposizione all’istituzione – che appartiene sempre al Movimento. E’ il solito giochetto all’italiana, non è che si può incolpare il M5S di dire una cosa e anche l’altra: è il limite del populismo che è comune a tutti i populismi. Il populista, guardate Salvini, vuole accontentare tutti e quindi deve cambiare opinione ogni cinque minuti.
Ma va detto, se non altro per giustizia, che anche se fosse per puro opportunismo – e non pensiamo che si tratti di puro opportunismo alla Salvini, per intenderci – la decisione del M5S che fa capo a Di Maio, Fico e Beppe Grillo di mantenere la scelta votata a maggioranza dai forzati del voto della piattaforma Rousseau, è una scelta di serietà. Sembrano meno serie le grida di Lezzi e Di Battista, ma a qualcosa serviranno. Almeno loro sembrano pensarla così.
(15 febbraio 2021)
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