Un capolavoro di dialogo internazionale tra due soli interlocutori, Trump e Putin che si parlano l’un l’altro con l’Unione Europea a ricordare il suo timidissimo scusate ci saremmo anche noi, e la Cina che pronuncia il minimo indispensabile per dire che senza la Cina la Russia è morta (e Trump lo capisce subito, perché sarà quello che è ma è, purtroppo, tutt’altro che scemo).
Dunque a settant’anni esatti dal 1945 si preannuncia nuovamente un’Europa fatta a pezzi dalla grande sorella dell’Ovest, dal fratellastro dell’Est e dalla sorella brutta e sporca che nessuno vuole e proprio perché nessuno la vuole è libera di fare quello che le pare (e infatti si è praticamente presa mezza Russia senza che nessuno se ne accorgesse, forse nemmeno Putin).
E non deve stupire che a parlare con la Presidente della Commissione Europea Trump ci abbia mandato il suo vice: due presidenze Von der Leyen all’insegna dell’immobilismo hanno dato all’UE quel valore lì. Proprio quello che si vede. Un lillipuziano internazionale con una potenza di fuoco inimmaginabile soffocato da regoline, regolette, voti all’unanimità (e quando hai il pingue ungherese tra i coglioni son problemi) quando l’unanimità non sarebbe nemmeno necessaria per le decisioni che contano in questo momento. In più l’unico genio che saprebbe comportarsi sull’intero globo terracqueo, quella Giorgia Meloni che Bocchino vorrebbe già regina d’Europa e di Marte, tace. Non che sia un male di per sé, ma se si tace quando si dovrebbe parlare poi non si fa una gran figura.
Muoversi, dunque, non è mai stato così urgente. E vale per l’UE tutta.
(13 febbraio 2025)
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