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L’attacco iraniano ad Israele “incursione dai risultati modesti” o forse “show di forza”

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Se la valutazione dei commentatori di casa nostra si limita a valutare l’attacco iraniano come una “incursione dai risultati modesti” o forse come uno “show di forza” mal riuscito cosa significherà mai: vogliono più sangue che nutra i loro articoli? non vogliono approfondire oltre l’entrata diretta dell’Iran nel conflitto contro Israele? scelgono di sottovalutare il cambiamento di scenario che tale impegno diretto implica? sminuire la teocrazia degli Ayatollah trattandola come poco più che un covo di sempre più imbarbariti barbari? sorvolare ancora una volta, e continuare a sorvolare in futuro, sulle nefandezze di Natanyahu e lo svergognato attacco di Hamas?

Non sappiamo, ma ci lascia secchi questo semplice ragionare sul fatto che l’Iran poteva picchiare più forte per circumnavigare la questione più importante, il fatto che l’Iran per la prima volta ha attaccato in modo diretto Israele e che questo potrebbe essere solo l’inizio di una escalation che per la natura stessa della teocrazia degli Ayatollah potrebbe essere lenta e debilitante come certe malattie incurabili e lasciare Israele col fiato sempre più corto. Noi dal canto nostro, pensiamo che per Israele oggi ci sia una sola cura: cambiare governo e liberarsi di Netanyahu che è diventato un pericolo, insieme a ciò che succede al Cremlino, per la stabilità mondiale. Poi il nuovo governo dovrà andare a fare i conti con Hamas, l’Iran, la Siria e tutto il mondo intorno – che è sotto l’influenza dell’Iran che rifornisce di armi Putin.

Poi quel quotidiano si ricorda anche di che pasta è fatto, e quale qualità porta, e ricorda con una seria analisi che il lancio di droni dell’Iran rischia di essere una prova generale di quello che sarà il prossimo qualora il governo di Netanyahu decida di rispondere con un contrattacco (che stando alle notizie che arrivano dagli USA non godrà dell’appoggio di questi ultimi, che non parteciperanno a un contrattacco contro l’Iran). Insomma l’Iran si sarebbe permesso di sbagliare la prima volta per essere sicuro di non sbagliare la seconda.

Questo mentre, oltre a certi discutibili commenti da quotidiani anche di prestigio, assistiamo al solito trionfo di grida di giubilo contro i sionisti colpevoli mentre chi continua a morire è la popolazione musulmana. E noterete come, anche in questo caso, della sorte dei palestinesi pare non interessare nulla a nessuno. Loro, più di tutti, sono le vittime sacrificali di questa bruttissima storia iniziata il 7 ottobre: è infatti molto difficile pensare che Hamas (e i suoi padrini occulti come l’Iran) non fossero perfettamente consapevoli del fatto che Israele avrebbe raso al suolo Gaza, si sarebbe disinteressato degli ostaggi israeliani (qualcuno ne parla ancora, ma pochi riescono a pensare che siano ancora in vita) e si sarebbe perpetuato il regime Netanyahu che vuole rimanere in sella a tutti i costi per puro interesse personale – e i motivi sono arcinoti.

 

 

(14 aprile 2024)

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