di Marco Biondi
Ebbene si, sono uno di quel trentatré per cento scarso che ha preferito altri programmi al Festival della Canzone Italiana di Sanremo. In realtà, in un paio di serate non ho proprio acceso la TV, ma questo cambia poco.
Però, pur non avendo sintonizzato la mia televisione su Rai1, mi sto rendendo conto di aver saputo molto, purtroppo, di alcuni eventi di quella manifestazione. Il motivo è più che semplice: social e media ne hanno parlato fino alla nausea.
Ecco cosa mi resta della scorsa settimana.
Intanto che oltre quarantamila esseri umani morivano a causa del terremoto in Siria e Turchia, in Italia le prime pagine – virtuali e non – della comunicazione mediatica, disquisivano su una reazione isterica di un cantante e sul “nude look” di Chiara Ferragni.
Lasciando stare quel poveretto che si è scagliato contro le fioriere del palco dell’Ariston, il fatto che Chiara Ferragni si sia presentata in prima serata con un abito disegnato come fosse trasparente ha infatti avuto più reazioni di quelle che aveva avuto Belen a febbraio 2012 quando ha mostrato la “farfallina” all’attonito pubblico dell’Ariston. Forse allora era rimasto l’effetto delle serate eleganti dell’ex premier Berlusconi, caduto solo tre mesi prima a qualche giorno dal fallimento del Paese, mentre oggi ha più forza l’approccio bacchettone dell’attuale governo di destra a guida Meloni, ma resta sinceramente inspiegabile l’eco scatenato dal quel look, che ha sovrastato il contenuto di quanto, chi indossava quell’abito, ha detto nel suo intervento.
Tanti ne hanno commentato la ricchezza, l’abbigliamento, l’origine dei suoi lauti guadagni, pochissimi hanno espresso un parere su quanto lei abbia detto. E tutto si può dire tranne che non fosse prodotto da una intelligenza non banale.
Resto comunque sgomento nel prendere atto che nella graduatoria delle immagini e delle notizie di quel giorno, Chiara Ferragni abbia superato quelle del terremoto devastante avvenuto a poco più di 2.200 km da Roma.
Ha avuto meno reazioni il meraviglioso discorso del premio Oscar Roberto Benigni sulla nostra Costituzione: a molti degli attuali governanti ha dato fastidio che ne parlasse di fronte al nostro Presidente della Repubblica, eletto a pieni voti anche dagli attuali governanti, che purtroppo, per lui, non riescono a perdonargli la provenienza dall’area di centro sinistra, la stessa, ahimè dello stesso Benigni. Evidentemente, alla nostra destra politica non importa cosa si dice, ma conta molto di più chi lo dice.
L’apice delle reazioni mediatiche non è derivato dall’appello che il Presidente di una nazione distante da noi solo 1.676 chilometri – invasa più di un anno fa e tuttora in guerra per difendere la propria autonomia e la propria libertà – ha voluto fare al popolo italiano e a chi seguiva l’evento in Eurovisione, ma il fatto che un disinvolto cantante e conduttore televisivo, nonché marito della già citata Ferragni, abbia deciso di farsi baciare sulla bocca da un altro ospite della trasmissione, anagraficamente maschio. Un bacio che ha scandalizzato mille volte di più rispetto all’intervento di una campionessa di pallavolo, che si dichiara sessualmente fluida, nel quale ha apertamente accusato il nostro Paese di essere prevalentemente razzista, tanti sono stati gli episodi che hanno ferito la sua anima di persona libera, italiana di cittadinanza, ma scura di pelle.
Alla fine, questo spettacolo, perché di uno spettacolo stiamo parlando, ha offerto uno spaccato della nostra società, incapace di accettare senza remore, chi, nella morale prevalente, è considerato “un diverso”.
A un secolo dalle leggi razziali e dopo un secolo di lotte e di impegno, assistiamo ancora oggi a fenomeni non così lontani da quelli che, in apparenza, dalla grande maggioranza della popolazione, sono ritenuti “errori del passato”.
E la nostra classe politica – votata dalla maggioranza della popolazione e per questo, grazie alla nostra Costituzione, attualmente al potere – invece di celebrare un grande successo della televisione pubblica, finanziata da tutti i cittadini, si perde in distinguo e in una infinità di critiche, mettendo anche in discussione chi, all’interno della Rai ha lavorato per fare di questo spettacolo un clamoroso successo, capace di sbriciolare quasi tutti i record precedenti, certamente quelli degli ultimi dieci anni (e di portare alla Rai introiti di 50 milioni di euro in pubblicità in 5 giorni).
Il passato che ritorna solitamente riguarda chi, come me, aggiunge anni, agli anni di esperienza. Questo passato che ritorna sta invece a dimostrare che non abbiamo imparato molto dalla nostra storia, e il perenne tentativo di offuscarla, la storia, e di nascondere il più possibile le sue orribili verità, deve servire da monito verso un rischio sempre più concreto, che certe atrocità possano ripetersi.
Così come si sta ripetendo una guerra che pensavamo fosse scongiurata grazie al progresso e alla cultura, non possiamo non credere che si possa purtroppo ripiombare nel baratro di dittature e discriminazioni. Sta a noi, tutti, il compito di impedire che ciò possa accadere, senza abbassare la guardia e senza minimizzare i segni inequivocabili che ci stanno raggiungendo con una drammatica cadenza giornaliera.
(14 febbraio 2023)
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