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HomeGiustappunto!Cospito non è un anarchico, ma un rivoluzionario incoerente #giustappunto

Cospito non è un anarchico, ma un rivoluzionario incoerente #giustappunto

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di Vittorio Lussana

Del caso Donzelli-Delmastro Delle Vedove è rimasto ben poco da dire: siamo di fronte, purtroppo, a una paurosa mancanza di senso dello Stato. Per alcuni esponenti della classe nostra classe politica, soprattutto di quella attuale, colpire l’avversario e crearsi un nemico è un qualcosa di assolutamente necessario, senza il quale non si può vivere. E’ il solo metodo che conoscono: quello del “tiro al piccione”, già sperimentato in passato da una parte e dall’altra, a destra come a sinistra. Non ne usciamo da un simile “labirinto degli specchi”.

Stiamo assistendo a una degenerazione continua e costante della nostra classe politica, che proprio non riesce ad arrestarsi. Col passare degli anni, la nostra impressione rimane quella di un sistema democratico sempre più debole, che continua a peggiorare. E i vari tentativi di riformare le nostre procedure, anche semplicemente al fine di velocizzare la “macchina” giuridica e amministrativa dello Stato, ci induce al più cupo scetticismo. La politica è diventata un porto di mare: non vi è più alcuna selezione della classe dirigente. E il populismo, dopo esser stato rintuzzato nel suo attacco frontale, adesso ha ripreso il suo percorso di infiltrazione lenta, ma inesorabile, delle istituzioni.

Il tema del 41 bis dell’ordinamento carcerario venne sviscerato a fondo dal sottoscritto, con inchieste, interviste e altri scritti. In termini dottrinari, il carcere duro resta un principio aberrante, che si avvicina alla tortura: è risaputo come la penso. Ma nel momento in cui un condannato sottoposto a quel regime utilizza lo strumento dello sciopero della fame per allearsi e coalizzare tra loro una serie di forze criminali, al fine di combattere lo Stato, noi non possiamo chiedere allo Stato stesso di suicidarsi: sarebbe una richiesta alquanto singolare.

La responsabilità penale è individuale, in Italia. Quindi, se lo Stato deciderà di modificare il tipo di regime carcerario da applicare al detenuto Cospito, ciò potrà essere deciso o stabilito tranquillamente. Ma cedere sul punto del 41 bis, anche in favore di criminali che con l’anarchia antagonista non hanno nulla a che fare, rimane una mera astrazione. Anzi, una follia. E chi lo scrive proviene anch’egli dall’anarchismo socialista di Andrea Costa: il solo e unico esponente della sinistra storica che godeva del massimo rispetto da parte sia dei fascisti, sia di Benito Mussolini.

L’orizzonte filosofico dell’abolizione dello Stato per affidarsi totalmente all’umanità dei buoni comportamenti pacifici tra cittadini, è la cultura dalla quale provengo: una delle poche filosofie di sinistra non ideologica, che si richiama alla liberà volontà dei singoli individui nel regolare i rapporti sociali. E’ la mia utopia originaria, non lo rinnego: è quello il tipo di società che cerco, insieme a tanti amici che provengono da sponde ideologiche distinte. In particolare, quelle laiche e liberali, che convergono sullo stesso punto pur appartenendo a classi sociali molto diverse, tipicamente borghesi. Tuttavia, la strada che ci separa da simili obiettivi è ancora molto lunga. E fin quando lo Stato ci serve per rimanere all’interno di un perimetro di civiltà, dobbiamo mantenerlo in piedi.

La pena comminata verso il detenuto Cospito è individuale. Pertanto, egli non può intestarsi una battaglia collettiva senza entrare in conflitto la legge stessa. Consigliamo, dunque, che venga mantenuto un regime detentivo di sicurezza, che però non sia quello regolato dall’articolo 41 bis dell’ordinamento carcerario. Per motivi medico-sanitari, ovviamente.

Alfredo Cospito ha diritto alla sua vittoria. Ma solo in termini individuali, non anche collettivi, poiché non coerenti con i principi più pacifici e universali dell’anarchia. Aveva ragione Mikhail Bakunin e torto Karl Marx: fatelo sapere anche a Vladimir Putin, così forse la smetterà di fare fantapolitica.

 

(3 febbraio 2023)

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