di Marco Biondi
Voglio subito fare una premessa: la guerra mi fa orrore e la guerra in Ucraina non fa eccezione. Inoltre ritengo che Putin sia un dittatore che si è macchiato di crimini contro l’umanità e come tale andrebbe processato. Queste mie premesse sono indispensabili per non essere equivocato, ma a rischio di esserlo lo stesso scrivo alcune riflessioni sulla situazione che si è creata e che stiamo vivendo.
La prima riflessione è semplice: prima che iniziasse l’invasione dell’Ucraina non è passato giorno senza che ci fossero guerre in giro nel globo. L’Africa è da decenni terra di guerra, di conquista, di sopraffazione, di dittature. Se queste guerre non ci hanno così scandalizzato è semplicemente perché sono geograficamente lontane da noi e perché l’informazione mondiale non se n’è occupata a sufficienza. Occhio non vede, cuore non duole, dicevano i nostri vecchi. Ma non dovrebbe funzionare per le guerre.
Nello scandalizzarci per questa guerra, possiamo dunque approfittare per prendere coscienza che abbiamo ignorato queste stesse cose, queste morti, queste invasioni, queste ingiustizie e sopraffazioni, queste indecenze nei confronti di deboli e bambini, e i media con noi. E questo non è giusto.
Dopo l’annessione unilaterale del Donbass, dopo avere raso al suolo la Siria, dopo i cambi costituzionali ad uso del presidente Russo, dopo le dichiarazioni di Lukashenko che dice la Bielorussia non c’entra subito dopo avere sollevato il No ai missili nucleari con ennesime consultazioni poco chiare, dopo le inevitabili riflessioni sui punti in comune tra questa invasione e le tante invasioni del passato dall’Afghanistan all’Iraq, alla situazione palestinese, per arrivare fino agli anni sessanta e settanta con ricordi al Napalm, abbiamo preso l’abitudine di usare pesi e misure diverse connaturate alle nostre simpatie/antipatie che chiamiamo idee politiche senza preoccuparci di popoli lontani che non vediamo o preoccupandocene giusto il tempo per un’indignazione.
Non sto puntando il dito, mi sto solo ponendo delle domande. Mi piacerebbe che l’orrore verso le azioni di guerra fosse espresso con azioni coerenti. Temo che così non sia stato e che difficilmente sarà in futuro.
L’opposizione alle guerre facciamola dunque azionando leve finanziarie ed economiche, come già di sta facendo. Oggi nessuno può fare da solo e, col tempo, queste misure incideranno certamente tanto nella vita degli Stati, in un’opposizione che funzionerà senza che ci vadano di mezzo le vite delle persone, civili o militari che siano – anche se effetti sulla qualità delle loro vite sicuramente ci sarà. Ma facciamolo sempre, non solo se ci riguarda da vicino, ignorando quanto succede in altri continenti…
Che è utopia, lo so da me, ma mi piace scriverlo per ricordarmi, e a voi con me, che per fortuna vivo ancora in un paese dove le mie idee possono anche essere pubbliche. E scritte su un giornale.
(2 marzo 2022)
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