di G.G., #Lopinione
Al Landini istituzionale, che trattiene il suo essere fumantino non ci crede nemmeno lui; Landini crede di più alla figura del segretario onnipotente della CGIL, quello che guai a chi tocca la sacralità del sindacato, semi-onnipotente struttura che tutto può e tutto muove – e pochissimo di sensato fa, e non da oggi – e venerdì 19 lo ha dimostrato a Titolo V, il programma di Rai Tre.
Cosa è successo? Nulla, in realtà,. Chi ha creato l’incidente è stato il Landini o del caratteraccio, il segretario del sindacato rosso che vive verde – vogliamo parlare di quanti voti gli iscritti alla CGIL danno alla Lega di Salvini, segretario? – che ha preso come un’offesa a tutto il sindacato [sic] le giuste critiche all’operato sindacale di Michele Riondino, l’attore de Il Giovane Montalbano, che agli si è rivolto come a un vecchio amico – padre e fratello di Riondino operai dell’Ilva, sindacalisti a loro volta, forse si poteva ascoltare ciò che Riondino diceva senza soffermarsi troppo sui modi, essendo lo stesso Landini non esattamente un gentlemen della comunicazione, dando le risposte che Riondino voleva.
Assistendo al patetico ed infantile infuriarsi di Landini, al suo mettersi a gridare contro chi “delegittimava tutto un sindacato”, contro la trasmissione di cui era ospite, per colpa delle domande inopportune di Riondino evidentemente, abbiamo avuto la sensazione che Landini volesse sottrarsi alla discussione, tant’è vero che poi ha lasciato polemicamente la diretta accusando i conduttori di non averlo invitato in studio, sordo a chi gli ricordava che non lo si aveva in studio perché non era possibile invitarlo.
Salutati velocemente i contendenti anche i conduttori e gli autori devono essersi resi conto che sull’Ilva si sarebbe potuto dire tanto di più e non è stato detto niente, perché la richiesta di verità ha interrotto la solita narrativa che va avanti da decenni
Prima di Landini c’era stato un siparietto di Emiliano, scivolato silenziosamente verso il nulla come le dichiarazione del governatore che poco ha detto, e ancor meno ha chiarito. Insomma da Taranto niente di nuovo sotto il sole: le solite polemiche, la solita politica, il solito sindacato e il solito Landini, ragionevolissimo finché non gli si dice ciò che non vuole sentirsi dire. E l’Ilva chiude. Con buona pace di chi ci lavora.
(20 febbraio 2021)
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