di Redazione #Coronavirus twitter@gaiaitaliacom #Immuniapp
Questa dell’app “Immuni”, facoltativa, basata sulla tecnologia bluetooth che non è GPS e quindi non rileva la tua posizione, ma soltanto se il telefono è entrato in contatto con un altro telefono (portata del bluetooth circa 30 metri, e qua sta il vero inghippo) sta facendo sbellicare dalle risa quell’Italia che ancora un po’ di sale in zucca ce l’ha, perché assistiamo a una vera e propria levata di scudi e di “No!” all’app in nome della privacy.
Intervistati da molti network radiofonici gli Italiani anche in questo caso hanno dato il meglio di loro stessi, gridando un secco e sdegnato “No” all’app “Immuni” che, a loro dire, li controllerebbe a loro insaputa (l’app non risale alla rubrica del telefono, al contrario della quasi totalità delle app che usiamo abitualmente a discapito non solo della nostra, ma dell’altrui privacy).
Eccoli dunque al lavoro gli italiani virologi, ed oggi tutti informatici, che inveiscono contro l’intrusione nella loro privacy dopo che almeno dal 2008 raccontano a Facebook e ai vari altri social dove vanno, con chi, con posizione, indirizzo, numero di telefono, gusti per gli acquisti, a che ora si svegliano, come la fanno, se la fanno, e assai spesso con contorni di culi, uccelli e tette (ah no. Le tette no, perché Facebook le censura) che più che un’intrusione alla privacy sono un’offesa al buon gusto e all’estetica.
(22 aprile 2020)
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