di Giancarlo Grassi #Politica twitter@gaiaitaliacom #Renzi
Il PD della normalizzazione zingarettiana ha già trovato il colpevole della sconfitta, disfatta, tragedia, in Basilicata. Il colpevole non è l’avere candidato un almirantiano che nemmeno la destra avrebbe candidato, no. Il colpevole è Matteo Renzi, per estensione i Renziani. Lo avrebbe detto il buon Damiano, uno dei tanti dimenticabili ministri che la storia repubblicana ricordi, che credevamo, noi che abbiamo a cuore le capacità, di poterci lasciare alle spalle.
Per #damiano la colpa della sconfitta è dei “renziani” che hanno osato criticare il risultato TRAGICO in #Basilicata. #DirezionePD pic.twitter.com/wrpxHfU6yM
— Davide Silvestri 🇮🇹🇪🇺 (@DavideSilvestr6) 26 marzo 2019
A ricordarcene l’esistenza un tweet che rende note le sue argute opinioni sulle regionali della Basilicata, e ci informa di come gli azionisti del nuovo corso PD della normalizzazione zingarettiana – quella che fa scomparire il simbolo del PD per intenderci – ritengano responsabili di un nuovo disastro elettorale i renziani.
Va ricordato, è necessario, che il nuovo segretario Zingaretti è parte (è componente, si ispira, viene da) di quella corrente del PD ex-comunista che ha perso tutte le elezioni e che ha regolarmente silurato tutti coloro che le elezioni invece le hanno vinte. Lo hanno fatto con Romano Prodi e lo hanno fatto con Matteo Renzi. La nostra è cronaca e non dichiarazione di appartenenza. Siamo distanti anni luce dal PD, ma ciò che va detto va detto. Quella corrente del PD ex-comunista è retta, notoriamente, da geniali politici come Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani, Gianni Cuperlo, Roberto Speranza, il buon Damiano della colpe di Renzi per la sconfitta in Basilicata, Nicola Zingaretti, e via dalemando.
Dunque ecco servito il nuovo corso della normalizzazione zingarettiana, o del PD che rinuncia al simbolo (anche alle Europee, la lista si chiamerà “Siamo Europei”, sottotitolo annamo bbene) e che si appresta a cambiare sede, che è sempre più rapido che cambiare teste, un nuovo corso sposato anche da tutte le eminenze grige che nel corso dei decenni si sono appoggiati a quella corrente per riuscire, ad esempio, a (non) portare a casa qualche risultato sui diritti individuali e che puntualmente si sono visti negare quei diritti.
Il nuovo corso della normalizzazione zingarettiana, o del PD che rinuncia al simbolo, non è nient’altro che il ripercorrere all’indietro, pensando di andare avanti, un percorso inevitabilmente fallimentare che ha già messo in campo le stesse dinamiche. Possiamo dire, per cattiveria non certo per obiettività, che Zingaretti ha portato a casa un primo sorpasso nei confronti del M5S da sondaggi che subito hanno dato i pentadementi di nuovo in salita, col PD di nuovo calo, e subito dopo come tutti i suoi successori, mèntori, ispiratori, sostenitori ha esordito delirando “siamo l’unica alternativa a Salvini” dopo avere preso oltre 11 punti di distacco dal primo partito della Basilicata. Che è il M5S.
Tutto questo è, naturalmente, colpa di Renzi e dei renziani. Una persona che stimiamo ha parlato di “untori d’odio”. L’espressione è forte, ma non lontana dalla verità.
(26 marzo 2019)
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