di G.G. #Tunisia twitter@gaiaitaliacom #Terrorismo
Un pentito dell’Isis detenuto a Genova avrebbe svelato che l’Italia rischia di essere invasa da un esercito di kamikaze. La “confessione” risalirebbe a un paio di anni fa e si capisce come mai sia trapelata soltanto oggi. Del “pentito” non si conoscono sembianze, nome, né cognome e il suo riferimento al “terrorismo” ha a che vedere con un’organizzazione che dalla Tunisia trasporta gente in Sicilia.
Per questioni personali ho viaggiato frequentemente in Tunisia negli anni che andavano dal 2004 al 2008 e posso dire, senza che nessuno possa smentirmi, che questi “viaggi organizzati, dalla Tunisia a Mazara del Vallo anche allora erano una consuetudine nota a tutti i tunisini, che spesso mi prendevano in giro sulla questione, e che ai tempi uno dei luoghi dai quali questi viaggi partivano era Kelybia. Non so cosa succeda oggi, dato che dal 2008 – anche a causa della recrudescenza del terrorismo internazionale – non ho più viaggiato in paesi arabi. Questo per dire che la notizia non mi stupisce. Mi stupisce piuttosto che venga comunicata in perfetto stile nuovo corso con tanto di screenshot salviniano che si vanta di rimpatri che non avvengono, almeno non nella misura che suggerisce il ministro dell’Interno con i suoi post sui social a scopo propagandistico.
Le affermazioni del pentito della Jihad hanno fatto arrestare 8 persone, tra cui uno scafista tunisino, 31 anni di Zahra, paesotto alle porte di Tunisi, organizzatore della tratta siculo-tunisina e rimpatriato ad ottobre dall’Italia il quale si prefigura essere non solo organizzatore del gradevole viaggio, ma anche istruttore di potenziali kamikaze pronti ad immolarsi per la Jihad che presumibilmente reclutava con post su Facebook dove, sotto immagini di un kalashnikov, inseriva frasi del Corano inneggiando al dio dell’islam e al suo profeta o reclutando disperati attraverso fotografie di un cavaliere con la bandiera dell’Isis mentre si dirige verso una città.
La “confessione” del pentito continua, scrive Repubblica, con i prezzi per il trasporto: “5000 dinari tunisini per i clandestini normali”, un po’ meno di 1500 euro. Per “i ricercati in Tunisia per vari reati compreso il terrorismo” tariffa doppia. Fra gli arrestati anche due palermitani, un tunisino 27enne fermato a Brescia, ed altri bloccati in Sicilia. Sette i latitanti. Le accuse contestate vanno dall’associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, al contrabbando di tabacchi lavorati esteri. L’allerta è alta. Fa notizia, ma non è una novità.
(9 gennaio 2019)
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