di G.G. #politica twitter@gaiaitaliacom #giornalismo
Savona è indagato, che non vuol dire colpevole, e trattandosi di un ministro del governo pentaleghista scelto dalla parte penta, cioè dal M5S, il giornale di Travaglio (appena condannato al pagamento di 30mila euro per una storiella di diffamazione, il grande giornalista Travaglio), ha scoperto il garantismo. Savona, quello del grande “No” di Mattarella, è indagato insieme a 22 ex Unicredit per presunta usura bancaria.
Stupisce il garantismo opportunista de Il Fatto Quotidiano? Riuscite ad immaginarne i titoli se a essere indagata fosse stata, ad esempio, una Maria Elena Boschi qualsiasi?
Noi sì, ma il punto non è quello. E non stupisce nemmeno più di tanto l’odio anti-banche di uno che all’epoca dei fatti contestati, la presunta usura, era al vertice di Unicredit, dove sedeva a seguito della fusione con Capitalia, in particolare alla presidenza della Banca di Roma. C’è davvero tutto un mondo attorno al M5S del sovranismo europeo.
Così vanno le cose del mondo, tanto vale farci l’abitudine. Del resto il giornale di Travaglio, e Travaglio stesso, devono difendere la non così remota possibilità che al giornalista più bravo del creato dopo Eugenio Scalfari, finisca la poltrona di direttore del Tg1 e non può certo mettersi a pubblicare, né a commentare, ciò che Padoan dice delle misure economiche del governo pentaleghista decise da Di Maio in peggio e cioè che il governo M5S-Lega vuole punire l’economia e non si preoccupa di mettere a rischio i conti dell’Italia.
Il giornale di Travaglio non può certo mettere in prima pagina che il decreto dignità è una serie di misure messe insieme senza nessuna logica, il datore di lavoro va sempre difeso. Nemmeno mette in prima pagina la condanna del fondatore per diffamazione nei confronti della giornalista del Tg1 Grazia Graziadei che è stato invece assolto dall’accusa di diffamazione nei confronti dell’ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini.
Travaglio è un lottatore ed un fustigatore, ed è anche abituato alle condanne per aver espresso il suo pensiero. Già nel marzo scorso era stato condannato dal Tribunale di Roma per diffamazione ai danni di tre magistrati siciliani per un articolo sull’assoluzione degli imputati del processo sulla latitanza e la mancata cattura di Bernardo Provenzano. Lo scriveva, citando confrontodemocratico.com, il sito Affaritaliani.it. Lui, dal canto suo, poltrone in vista, si difende come è capace di fare lui, un vero gladiatore delle arene televisive, e dichiara “Sono incensurato”.
L’equilibrismo del giornalista più bravo del mondo è del resto nota: fingendo di attaccare Salvini (“Racconta bugie…”) ad ogni piè sospinto, salva la parte pentastellata della coalizione più a destra della storia d’Italia post-ventennio e dice al lettori che quelli bravi sono quelli che stanno con Di Maio, quello del Decreto Dignità che creerà più disoccupati che posti di lavoro e che assume gli amici al suo ministero pro-tempore. Attacca Salvini dicendo che non può comportarsi “come il padrone dello stato“, perché non può certo oscurare Grillo e Di Maio che si scagliano contro Boeri che chiede di rispettare i conti.
Insomma prosegue il vizietto italiano del cambiare tutto perché non cambi niente nel solito avvicendarsi di poltroncine dalle quali il saggio [sic] di turno grida le sue insostituibili opinioni finché non cambia il vento. Gli Italiani hanno quell’ambizione lì. Farsi ascoltare. Diventare qualcuno che possa dire “Lei non sa chi sono io”. Non importa in che modo.
(22 luglio 2018)
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