di G.G. #Roma twitter@gaiaitaliacomlo #Atac
Roma sta vivendo uno dei momenti più terribili della sua millenaria storia. Dopo avere vissuto l’invasione delle locuste a 5stelle, nota biblica piaga; dopo elezioni dove la Sindaca che ha tutte le Risposte ma non ne dà nemmeno una perché non ha tempo, impegnata com’è a scrivere post propagandistici sui social che non le lasciano nemmeno il tempo di governare, ha stravinto per la gioia dei romani che hanno visto cosa si ottiene credendo alle balle altrui; dopo che la stessa povera Sindaca è stata vittima di complotti atti a distruggerne le irripetibili gesta, ricorderete il complotto dei frigoriferi che si muovevano da soli per la città per dare l’impressione che la raccolta rifiuti non funzionasse, è ora il momento di un nuovo terribile attacco a Roma Capitale: il complotto degli autobus che si suicidano per autocombustione.
Addirittura quattro in tre giorni, i pachidermi del trasporto pubblico che hanno pensato “Nun puozz vivere accussì” e hanno deciso di porre fine alla loro vita dandosi fuoco. Lo hanno fatto alla luce del sole: ad Anagnina, in via del Tritone, a Piazza Venezia, ad Ostia. Senza pudore.
Costernazione, orrore e disperazione nella Sacra Giunta dei Miracoli retta dalla Sindaca delle Funivie, portano all’ammutolirsi generale mentre tutto un mondo (social) intorno si scatena con commenti da bar di quart’ordine che farebbero arrossire una meretrice di quint’ordine alle soglie della putrefazione, e nemmeno puoi dargli torto, perché gli autobus albergano umani che al Campidoglio non si sognano nemmeno di considerare tali, e gli umani, in quanto imperfetti, sono combustibili. Cioè bruciano vivi. Quando abbiano la sfiga di entrare in contatto con un’altro corpo che brucia e non se ne allontanino in fretta. Insomma quelli della scatoletta d tonno si sono trasformati in produttori di forni. Viene da pensare che sia in linea con un pensiero politico mai confessato.
Ecco così che ci si deve precipitare a dare qualche spiegazione perché il fuoco brucia. Si pensa di tenere nascosto il complotto degli autobus che si suicidano per autocombustione e si corre ai ripari. Gli estintori hanno fattezze di comunicati stampa ed interventi televisivi con facce che non si posso guardare. Un’assessora irripetibile, proprio perché un’altra come lei non è possibile trovarla, tal Meleo, spiega che il desiderio di autodistruzione degli autobus parte da lontano, addirittura dalla giunta Veltroni, che li avrebbe trascurati. Gli autobus sono sensibili, molto più che umani. Poi smentisce sé stessa perché è stata fraintesa. Meleo era già stata protagonista qualche giorno prima di una dichiarazione relativa ad un altro complotto, quello dei tram che venivano sabotati, addirittura nove. Addirittura senza prove. Anche di quel complotto, come molti altri, non si è saputo più nulla di certo. Ma indagini devono essere in corso.
Si consuma così, tristemente, l’esperienza di Atac una delle compagnie di trasporti più wealthy del creato che, a causa dei continui attacchi interni di autobus suicidi e tram autosabotantesi, vive il momento della sua dipartita da questa terra di patimenti costretta ad avviare indagini interne per capire cosa succede e perché il terribile complotto abbia colpito proprio loro. E’ l’impermanenza, direte voi. Tutto ciò che vive prima o poi muore. E sono parole sagge. Atac non raccoglie. C’è un concordato all’orizzonte e tribunali che non sono proprio d’accordo, non rimane certo il tempo per preoccuparsi di cosucce come gli autobus suicidi: se vogliono porre fine alla loro vita, lo facciano. Non può certo essere Atac responsabile della vita altrui. Già non riesce nemmeno ad essere responsabile della propria. Figurarsi.
Così che non restano che i proclami: si annuncia che stanno arrivando rinforzi, prima 200 e poi 600 autobus sani, che non manifestino tensioni autodistruttive. Al prossimo suicidio ne arriveranno mille. nel frattempo il Campidoglio imputridisce e Roma anche. Un complotto al giorno toglie il giornalista di torno. Ma gli va male.
(11 maggio 2018)
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