di Giancarlo Grassi #politica twitter@gaiaitaliacom #governo
Si incrociano nell’aere le grida di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, leader senza macchia e senza paura del fronte pentaleghista dei progressisti del razzismo e dell’intolleranza sociale: “Voglio il preincarico!”, dice l’uno; “Alle Urne! Alle Urne!” dice l’altro. Entrambe le cose non stanno né in cielo né in terra, e nemmeno nella Costituzione. Entrambi lo sanno, ma agiscono come se la Costituzione non esistesse o fosse, almeno fino a quando qualcuno non proporrà di nuovo di cambiarla e allora si ergeranno a paladini della Costituzione che ora ignorano, carta straccia.
Nonostante le grida di Salvini e Di Maio la palla torna a Mattarella che alla fine dei conti è sempre il Presidente della Repubblica che, in casi in cui non ci sia una maggioranza parlamentare, anche nel caso di leggi elettorali scellerate come quella che ha partorito questo aborto, ha il compito di prendere decisioni. Che non dovrebbero, a meno di non essere proni a qualcuno e non ci sembra questo il caso, fare felice il vincitore di turno che poi per qualcun altro è quello che ha perso.
Così che mentre da due mesi i nostri signori del Parlamento ricevono allegramente il loro lauto stipendio senza fare nulla, assolutamente nulla, ma intanto si sono distribuiti i titoli e gli incarichi, i leader dei partiti che devono cambiare l’Italia fanno gli stessi giochetti che in Italia si facevano prima che loro nascessero e scoprissero di essere i predestinati al cambiamento.
In realtà saranno coloro che provocheranno la restaurazione. Pur essendo convinti del contrario.
Nel nome della lotta alla Casta.
(2 maggio 2018)
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