di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacom #politica
Questa settimana voglio sconvolgere i consueti parametri della destra italiana dichiarandomi favorevole alle discriminazioni. Visto, infatti, che Lega Nord, Fratelli d’Italia e Casapound, ormai da diversi mesi stanno cercando affannosamente qualcuno da discriminare (immigrati, omosessuali, esponenti politici vari), oppure da utilizzare come ‘parafulmini’ di tutti i mali (Unione europea, l’euro, in qualche caso persino la Nato) dobbiamo assolutamente fornire loro un suggerimento urgente. Per esempio, quello di discriminare Mario Adinolfi: un atto che, a nostro parere, non sarebbe poi tanto sbagliato. Uno che divorzia dalla propria moglie e poi si presenta agli elettori per chiedere di abrogare quella stessa legge di cui si è potuto avvalere per potersi separare, deve proprio avere qualcosa che non va: non mi si può dir di no. Inoltre, Adinolfi è veramente ‘antiestetico’ a vedersi. Sia ben chiaro: la nostra non è affatto una discriminazione diretta contro le persone obese in generale. Solo contro Adinolfi, che così capisce cosa si prova a convivere ogni giorno insieme a pregiudizi, ‘bullismi’ e malignità di vario genere e tipo. La stessa malignità che egli utilizza contro gli omosessuali, da lui considerati sostanzialmente dei malati. Per non parlare delle sue stravaganti convinzioni in merito al ‘link’ che, secondo lui, esisterebbe tra omosessualità e pedofilia. Soprattutto tra i preti: chissà come mai? Negli anni ’70, tra gli amici della sinistra romana andava di moda utilizzare, innanzi a un soggetto del genere, la definizione di ‘attrezzo’. Un modo di dire che serviva a indicare qualcuno o qualcosa di indefinibile. E infatti, Mario Adinolfi è veramente indefinibile: egli vuol far chiudere i ‘localini’ in cui si balla la ‘lap dance’ perché sarebbero tutti quanti una ‘copertura’ tesa a favorire prostituzione e spaccio di droga. Io ci sono anche capitato, ogni tanto, in un paio di questi posti: avessi incontrato uno ‘straccio’ di pusher che mi abbia offerto, che ne so, un bicchiere d’acqua con l’idrolitina. Così, tanto per darsi una ‘botta di vita’. Accuse così generiche sono tipiche di chi è solito ammantare di ipocrisia il proprio desiderio più nascosto: l’instaurazione di un regime da Stato di Polizia. Prendersela con i locali a ‘luci rosse’ senza considerare cosa ‘viaggia’, oggi, sulla rete internet, tra siti ‘bondage’ e le molteplici forme di sado-masochismo, significa non rendersi conto di essere rimasti ai tempi in cui ‘Berta filava’: “Filava con Mario, ‘filava’ con Gino e nasceva un bambino, che non era di Mario e non era di Gino”, come cantava Rino Gaetano.
Quello di Mario Adinolfi è il miope moralismo di chi pensa sempre male di tutto e di tutti, che evidenzia seri problemi a instaurare un rapporto di qualsiasi tipo con altre persone e con il prossimo in generale: cosa un po’ strana per un cattolico o sedicente tale. Il suo è un conservatorismo statico, allergico a ogni novità, fermo agli anni ’50 del secolo scorso poiché aggrappato alla religione come a una sorta di ‘zattera’ ideologica nel bel mezzo di una tempesta di relativismi. Si faccia una ‘scopata’, costui, sant’iddio! Si apra al nuovo! Male che vada, riuscirà a risolvere quel gigantesco ‘complesso di Edipo’ che si ritrova.
(22 febbraio 2018)
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