
di Il Capo
L’Italia ha un problema serio. Sono i mediocri, quelli del “lei non sa chi sono io”, quelli che cambiano bandiera a seconda del loro odio personale. Sono quelli del “questo non mi piace”. Gli chiedi il perché e non sanno rispondere. Non piace a loro quindi è sufficiente. Sono i mediocri ad essere divorati dalla più feroce ambizione che marcano il territorio con le loro flatulenze verbali. Sono così ferocemente ambiziosi da essere ciechi di fronte a loro stessi. Non cercano il miglioramento personale, lo trovano intollerabile. Decidere di migliorarsi comporta aver preso coscienza di averne bisogno, di questo miglioramento. I mediocri ferocemente ambiziosi non arrivano a tanto. Raramente hanno argomenti e quindi usano gli argomenti degli altri. Sono altri che di solito ne sanno molto più di loro, così che i mediocri devono solo imitare. E’ molto più semplice che pensare. Così nascono le congreghe di fratelli. Quelli che sono uniti dall’adorazione per il Capo che li ricompenserà con poltrone, lauti stipendi, prestigio sociale, cariche. In cambio della fedeltà assoluta. Non è una novità di oggi. I mediocri al potere hanno caratterizzato il regime di Mussolini, poi il Berlusconismo (l’uomo di Arcore non è scemo, se li sceglieva mediocri, ma preparati), quindi è arrivato il capolavoro del Guitto genovese che invece se lì è scelti mediocri, impreparati e nullafacenti regalando loro una poltrona parlamentare da 15mila euro al mese, euro più euro meno. Perché nel meraviglioso mondo della politica post e neofascista di questa italietta di mediocri la fedeltà si compra. Meglio se coi soldi degli elettori ai quali si dice che sono altri a rubare. Questo periodo storico, signore e signori, è il trionfo dei mediocri e della loro feroce ambizione: sanno fare abbastanza cose, ma tutte male. Non c’è approfondimento. Non sanno scrivere, né parlare. Sbagliano i verbi ed i riferimenti storici e non fanno una piega: perché per loro la fedeltà è mettere tutti loro stessi al servizio del capo che gli ha dato visibilità ed uno stipendio invidiabile. Non pensate solo alla setta pentastellata, mi raccomando. C’è stato molto altro nella storia d’Italia. Vero è che un tale concentrato di stupidità raramente c’è stata regalata [sic]. L’imbecillità ha raggiunto un livello tale da rendere ciechi anche coloro che ce l’hanno sotto al naso, coloro che sanno che trattasi di imbecillità, ma sono troppo arroganti per permettersi di dire “Mi sono sbagliato”. Per la loro la mediocrità al potere, la feroce ambizione del mediocre è la nuova bibbia. Ed è una vendetta contro chi, ritengono, abbia usurpato il potere che gli spettava di diritto in quanto mediocri. “Che cos’avrà quello lì più di me?” è la domanda. Ma è la domanda sbagliata. Quella giusta è “Come posso fare per diventare come quello lì?“, ma trattasi di domanda per pochi perché necessita una riflessione a monte, una presa di coscienza (un’altra!) e quindi una decisione di migliorarsi. Ma se passo il tempo a postare il mio odio su Facebook e Twitter per rovinare la vita a coloro che invidio, poi il tempo per costruirmi la mia, di vita, non ce l’ho. Così che decido che è necessario il mio impegno per rimediare a tutto il bruttume che vedo attorno, la disonestà che mi impedisce di realizzarmi come essere umano, cerco il santone che mi permetterà – finalmente! – di vendicarmi di tutto coloro che mi hanno tolto ciò che era mio. Quindi mi infervoro, mi sento il salvatore della patria – cosa mai saranno delle firme false se l’obbiettivo è quello di salvare l’Italia da similare dis-honestate, io mi sento un eroe! – e così il paese soffoca tra i mediocri al potere, la feroce ambizione di questi ultimi ed un branco di incolti travestiti da preparati politici che non sanno nemmeno usare i congiuntivi. C’è poco da sperare: i social sono pieni di disoccupati che non cercano lavoro (“…io quel lavoro lì io non lo faccio, ci vada un negro” – cosa che puntualmente accade!) e che passano il tempo travestiti da costituzionalisti, o da arbitri, o da politici, a volte da critici cinematografici, spesso da calciatori, selezionatori, esperti di mercato, agenti di borsa, finanzieri internazionali, candidati alla presidenza degli Stati Uniti, esperti di rapporti orali e qualsiasi altra cosa vogliate. Con simile accozzaglia di esperti non stupisce che ci siano tanti conflitti. Virtuali e reali. Stavolta lo vogliamo proprio scrivere: “Dove andremo a finire?”.
(24 novembre 2016)
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