di Daniele Santi
Francamente leggendo i resoconti di ciò che il papa argentino ha detto sul suo aereo durante il viaggio di ritorno dall’Armenia, non abbiamo riscontrato quel “La Chiesa deve chiedere scusa ai gay” che tutti i quotidiani che avevano i soldi per mandare i loro inviati, su qull’aereo, scrivono. O noi siamo ciechi o loro spendono i soldi per niente. Secondo quanto scrive Il Giornale, “il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha detto che, dopo la strage nel locale omosessuale a Orlando, la Chiesa Cattolica deve chiedere scusa alla comunità gay per averli marginalizzati. Oggi il Santo Padre ha rincarato la dose: “Non solo deve chiedere scusa a questa persone ma anche ai poveri, alle donne sfruttate, ai bambini violati. Chiedere scusa di aver benedetto tante armi”. Poi si è ripreso: “Diciamo che debbono chiedere scusa i cristiani, la Chiesa è santa… i peccatori siamo noi.”, e se il racconto del quotidiano è aderente alla realtà, cosa della quale non abbiamo motivo di dubitare, dalla bocca di Bergoglio la frase “La Chiesa deve chiedere scusa ai gay” non è mai uscita. Il capo di stato vaticano ha semplicemente preso una dichiarazione di Reinhard Marx, cardinale, ed ha fatto un link.
Del resto ci sono mille ragioni per contestare la dichiarazione papale. Innanzitutto perché è mendace: la chiesa non ha infatti mai “marginalizzato” i gay. Ha fatto molto peggio: li ha messi al rogo, li ha discriminati, li ha incolpati di distruggere le famiglie, li ha incolpati di pedofilia per nascondere i suoi preti sporcaccioni, si è prestata alla più sporca propaganda contro la legittimazione delle loro unioni e continua, nonostante la propaganda vaticana tenti inutilmente il restyling grazie a Bergoglio, a legittimare movimenti al suo interno che fanno dell’odio antigay il loro cavallo di battaglia.
Secondo Il Fatto Quotidiano invece, Bergoglio avrebbe proprio pronunciato la seguente frase: “Io credo che la Chiesa non solo deve chiedere scusa ai gay che ha offeso, ma anche ai poveri, alle donne e ai bambini sfruttati”, e chiama la dichiarazione “mea culpa”. Saremo anche irriverenti, ma di mea culpa niente. Si tratta di mera propaganda che serve alla Chiesa. Non serve ai gay, men che meno a quelli ostinatamente credenti, non serve a Bergoglio, e non serve nemmeno al restyling vaticano in atto dal giorno dell’insediamento del papa sudamericano che viene dal paese che del populismo ha fatto una filosofia (peccato che tra tutti i filosofi e commentatori politici che scrivono sul giornale se ne sia accorto solo Quino). Anche le presunte dichiarazioni del sommo pontefice dei cristiani, come vedete, non sono mai univoche, ma dipendono dalle orecchie di chi ascolta, ne scrive e ne riferisce.
E’ davvero un po’ poco per credere ad uno dei tanti pentimenti manifestati dalla chiesa di Roma ai quali mai sono seguite azioni libere da ogni tipo di ipocrisia possibile. Dispiace tanto entusiasmo da parte della comunità gay che si dice cattolica.
(27 giugno 2016)
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