di Il Capo
Il sedicente candidato Di Maio alla presidenza del Consiglio, tanto per farvi una idea di come potrebbe andare rivolgetevi al Venezuela di Maduro e studiatene gli ultimi anni, compresi gli ultimi mesi di governo di Chavez, se n’è andato a fare un giretto in Gran Bretagna alla vigilia del referendum sull’uscita del paese dall’UE ed ha dato il suo necessario parere sui fatti interni del Regno Unito dichiarandosi “contrario” alla Brexit. Il vicepresidente della Camera che tutti ci invidiano per competenza e simpatia doveva incontrare a Londra il campionissimo della Brexit Nigel Farage, leader dell’Ukip partito razzista e omofobo tra le altre cose, ed il sindaco di Londra Boris Johnson, anti UE distintosi nelle ultime ore per aver dato del “mezzo keniano” al presidente Obama, che gli hanno dato buca. Deve avere così pensato che il suo insensato parere sarebbe stato ben accolto nel paese dove chi non mette lingua dove non deve è particolarmente apprezzato ed ha pensato bene di dichiararsi contrario all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (proprio come se il suo pensiero avesse una importanza strategica nello scacchiere europeo che va molto oltre le doti politiche del pur volenteroso Di Mario, ops Maio)…
Il raffinato pensatore doveva essersi dimenticato che soltanto pochi mesi fa il Movimento di incapaci dei quali si sente leader supremo (sotto il controllo di Grillo, of course) se ne era partito per le greche rotte per sostenere Tsipras che diceva di voler uscire dall’euro salvo poi calarsi le brache: era una delle più eclatanti prove del fiuto politico [sic] dei Cittadini che sanno tutto loro e che o governano con il 50% + 1 o niente. Oggi Di Maio ne ha offerta una seconda di queste eclatanti prove: ha detto agli Inglesi in casa loro che cosa devono fare. Poco prima il leader dell’Ukip tanto simpatico a Grillo (c’ha fatto un’alleanza a Bruxelles, per intenderci ulteriormente sul fiuto politico dei 5Stelle) gli aveva fatto comunicare di essere “unavailable”, come un cellulare spento. Perché in Gran Bretagna i capi politici non incontrano i capetti, ma solo i loro pari.
Non bastano le figuracce a Livorno, le balle a Roma, i voltafaccia in parlamento e la mancanza di un’iniziativa politica che non sia quella di dare la colpa al Pd o di dare voce al “forcaiolismo” (quando non si tratta di esponenti a 5Stelle), Di Maio ha voluto esportare l’incapacità a 5Stelle e farla assaggiare alla democrazia più antica, consolidata e radicata del mondo. Questo si chiama avere fiuto politico.
(22 aprile 2016)
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