di Il Capo
E’ l’anniversario della tragedia dell’11 settembre 2001: l’attacco le cui dinamiche non saranno mai del tutto chiarite, secondo le regole di (poca) trasparenza di quella che presume di essere la più grande democrazia del mondo, messo a segno presumibilmente da Osama Bin Laden. La tragedia scatenò una caccia all’uomo senza precedenti che si portò appresso una serie di interventi zeppi di “danni collaterali” (definizione da brividi per indicare i morti tra i civili) che sono diventati parte del gioco.
Morto Osama Bin Laden, ammazzato in Pakistan dagli Stati Uniti, abbiamo visto quale è stato l’orrendo figlio partorito dalla caccia ad Al Qaeda: si chiama Stato Islamico, o Isis, e la sua feroce volontà di dominio planetario travestito da fede religiosa è sotto gli occhi di tutti.
I social, come è giusto [sic], celebrano l’11 settembre con frasi da bar sport di fede destrista come “Siamo tutti 11 settembre”, “per non dimenticare” e via di questo passo: sono gli utenti che in condizioni normali, cioè quando non c’è da apparire buoni, riescono a postare commenti così pieni di odio, livore ed ignoranza da lasciare senza parole chi la parola civiltà, almeno un minimo, ritiene di averla sposata. Non sono consapevoli, queste menti semplici alle quali i social hanno dato la possibilità di postare le ruminazioni della loro inutile testa e renderle pubbliche, che l’odio trasmesso attraverso una frase intollerante, attraverso un “voglio vederti morto” o frasi del genere, è esattamente lo stesso odio che alimenta coloro che tagliano la testa ad altri, che sosteneva i piloti d’aereo che hanno buttato giù le torri del World Trade Center, che supportava gli alti ufficiali a stelle e strisce che distruggevano il Vietnam con il napalm, che nutriva il nazismo hitleriano. Perché l’odio, come una malvagia vibrazione, si espande quando trova terreno fertile e si autofeconda. Anche di ciò i social sono una prova.
Ne deriva che, social docet, coloro che postano e divulgano intolleranza per 317 giorni all’anno e per altri 8 (feste comndate più un anniversario a scelta) non sono divulgatori d’odio, ma si disegnano così, perché se controllate ciò che hanno scritto sotto Natale, Pasqua o anniversario a scelta, scoprite che hanno buone parole, che si impegnano per il sociale, che hanno a cuore la felicità degli altri, che sono attivisti per i diritti umani (spesso solo i loro e a loro scelta, perché ci sono sempre Altri più Altri di Altri) e che insomma, se scrivo che ti voglio morto in fondo è probabilmente colpa tua.
Questo è il buonismo da social che ricorda l’11 settembre con la sua falsa compassione da sguattera invidiosa. Auguri.
(11 settembre 2015)
©gaiaitalia.com 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)