di Giancarlo Grassi
Accordo unanime. Piano da 80 miliardi basato su tutto ciò che il popolo greco ha rifiutato al Referendum del 5 luglio. E condizioni più dure. Tsipras è proprio quel genio della politica di cui vaneggia Vendola. ha detto ai suoi concittadini: non ce ne frega niente di uscire dall’euro, sapendo che l’uscita dall’euro non era possibile e tacendo le conseguenze di un nuovo prestito. Perde metà della sua maggioranza, dovrà scendere a patti con le opposizioni (di destra, di centro, di centrosinista, e anche coi nazisti di Alba Dorata) e fare presto, perché ora il parlamento greco deve votare le nuove misure entro mercoledì, dopodomani, e istituire un fondo fiduciario (di una cinquantina di miliardi di euro) nel quale far confluire asset a garanzia dei prestiti Ue. Merkel la permalosa ha parlato di un terzo prestito alla Grecia del valore di 82-86 miliardi (sullo sconto sul debito austriaco si tace). Tsipras da parte sua, senza che i termini dell’accordo siano stati resi noti, ha parlato di un tentativo di umiliare pubblicamente la Grecia con le richieste dei creditori, come se a umiliare il suo popolo non c’avesse già pensato lui con le scelte assurde delle ultime settimane, facendo leva sull’ego dei Greci che sono in piazza a manifestare per il “No” al nuovo accordo.
Mentre si facevano le pulci a Tsipras, il pragmatismo teutonico trionfava ancora una volta e la Germania appoggiava uno sconto al debito austriaco di 1,5 miliardi per evitarne il default. Troppe volte comprendersi è solo questione di parlare la stessa lingua.
(13 luglio 2015)
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