di Il Capo
L’Unità del 30 giugno, giorno del suo ritorno in edicola, presentava una magnifica doppia pagina sul tema dei diritti delle persone omosessuali, sul matrimonio egualitario e su molto altro, come sempre ben curata e benissimo scritta dalla giornalista Delia Vaccarello, già curatrice di “Liberi tutti”, sul vecchio quotidiano in edicola fino ad un anno fa.
Conosciamo bene e stimiamo Delia Vaccarello ed eravamo sicuri che del bel risultato, per i quali ci complimentiamo proprio come se ce ne fosse bisogno, ed in questa sede (dopo gli insulti ricevuti sull’ironia che abbiamo fatto su l’Unità di nuovo in edicola) vogliamo scrivere che finalmente un quotidiano affronta anche il modo con il quale certo giornalismo scrive con troppa leggerezza e linguaggio discriminatorio della questione dei diritti individuali, dei matrimoni egualitari, delle unioni civili. Si spiega quindi perché è bene parlare di “matrimoni egualitari” e non di “nozze gay”, perché “Famiglie omogenitoriali” è meglio di “Famiglie gay” e perché “Identità di genere” ha un senso mentre “gender” non ne ha.
Una ottima ragione per credere che, grazie a questo lavoro di sensibilizzazione su un quotidiano nazionale, grazie al lavoro di Alessandro Paesano e Rosario Coco sullo “Style Book” che ha dato la stura alla questione del linguaggio per dirlo anche nel nostro paese, la comunicazione delle questioni che riguardano le persone omosessuali ed i loro diritti, svolti verso un maggiore rispetto, comprensione e puntualità, che alla fine sono la stessa cosa.
(1 luglio 2015)
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